Vucinic contro la classica partenza lenta

di Redazione Commenta


 Dal Romanista:

«Ho fatto una brutta cosa… ma non lo farò più». Qualche giorno fa Mirko Vucinic commentava così il folle retropassaggio con il quale ha spianato la strada alla rimonta dell’Inter in Supercoppa. Ha voglia di riscattarsi il montenegrino, di far vedere che il vero Vucinic non è quello sbiadito di San Siro, bensì quello che lo scorso anno ha trascinato la Roma fino ad un passo dallo scudetto. Insomma, che non c’è stata una inversione di tendenza nel suo processo di maturazione. Anche perché la Roma non se lo può permettere. Non più. Ha bisogno dei suoi gol da subito per partire forte in campionato. E sarebbe una novità, perché, anche nelle sue migliori stagioni nella Capitale, Mirko ci ha sempre messo un bel po’ ad ingranare la marcia giusta. Pure 12 mesi fa. Un avvio terrificante il suo, con la porta avversaria che era diventata un incubo. I tifosi romanisti hanno dovuto aspettare fino alla undicesima giornata per vedere un suo tiro finire in rete. Era l’1 novembre, giorno della partita col Bologna e la Roma, reduce dalle sconfitte contro Milan, Livorno e Udinese, aveva toccato il suo punto più basso. Quando finalmente andò a segno, per lui ci furono bordate di fischi. Che Mirko è stato bravo a trasformare in applausi a suon di reti e grandi prestazioni. Nel suo primo anno a Roma (il 2006- 2007) era andata anche peggio, anche se in quella occasione non era del tutto colpa sua. Ma di un infortunio che si era procurato in nazionale prima di trasferirsi qui da noi. E che condizionò quella prima stagione romana. Tanto che l’esordio arrivò solo alla settima giornata col Chievo e che per la prima rete si dovette aspettare fino alla 21esima giornata nell’1-0 contro il Siena. Un gol decisivo, quella che sarebbe diventata una costante della sua carriera. Gli mancano semmai i gol facili, quelli di rapina, quelli “brutti”. Quelli che magari nelle prime giornate indirizzano i campionati in una certa direzione. Lui invece è sempre stato uno che sembra scegliersi i gol da segnare. Come il suo primo della stagione 2007- 2008, per il quale scelse il palcoscenico di San Siro. Uno a zero e Milan battuto. Bello, ma realizzato alla nona giornata. Nel 2008-2009 si è fatto attendere un po’ meno. Fino alla quinta giornata (il 28 settembre), fino al 2-1 all’Atalanta, ancora decisivo. E siamo ad oggi, ad una stagione in cui le critiche gli sono piovute addosso anche prima del solito, addirittura prima di iniziare il campionato. E allora, forse, stavolta la reazione (che ha sempre avuto) arriverà subito. Magari già stasera, per interrompere una tradizione di cui c’è poco di cui vantarsi. Per segnare un gol al Cesena, anche brutto, di stinco se serve o di naso. Basta che entri, per iniziare con una vittoria, per cancellare quella cosa brutta in Supercoppa e per farne una come dice lui «molto bellissima».


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