Dal Messaggero:
Circa 200 milioni di differenza nella valutazione della Roma calcio. Oltre un centinaio sulle attività petrolifere. Senza contare il portafoglio immobiliare, tra Unicredit e Rosella Sensi ci sarebbe un divario superiore ai 300 milioni per arrivare a una conciliazione che risolva il contenzioso in piedi da anni sul rimborso dei debiti: 325 milioni a piazza Cordusio, oltre 80 a Mps più gli interessi.
Un punto sarebbe comunque emerso ieri nella riunione convocata presso il suo studio da Cesare Ruperto, presidente del collegio arbitrale della controversia: la Sensi sarebbe disponibile a passare la mano, e quindi, vendere il club giallorosso e gli altri beni di Italpetroli.
Ci sarebbe solo un problema di prezzo. E allo scopo di avvicinare le parti, il tentativo di conciliazione è stato rinviato di una decina di giorni. «Il 5 luglio è il termine ultimo» ha detto Ruperto al termine dell’udienza, «oltre non si potrà andare. Se per quella data non si sarà trovato un accordo, si andrà al lodo arbitrale». Atteso per fine luglio.
Alla riunione erano presenti Ruperto e gli altri arbitri Romano Vaccarelli e Enrico Gabrielli, la Sensi affiancata dai suoi legali Agostino Gambino, il suo braccio destro Massimo Ranieri, Antonio Conte e per Unicredit corporate banking l’a.d. Piergiorgio Peluso, Marcello Villa dell’ufficio legale, gli avvocati Francesco Carbonetti col suo collega di studio Marcello Tesei, Valerio Di Gravio. Peluso avrebbe illustrato la proposta della banca per saldare i debiti: immediato avvio di un processo di vendita della partecipazione nella As Roma attribuendo, come anticipato ieri da Il Messaggero, un mandato irrevocabile a un advisor di fiducia di Unicredit. E cessione delle altre attività di Italpetroli che per la loro differente natura, necessitano di modalità diverse.
Ma le distanze fra le parti sono venute alla luce subito quando si sarebbe affrontano il nodo dei valori. Per Italpetroli, la As Roma vale circa 315 milioni: i legali hanno sostenuto questo prezzo sulla base di una perizia in loro possesso. Carbonetti avrebbe definito la perizia irricevibile: per Unicredit, infatti, il club giallorosso vale molto meno come esprime la capitalizzazione di Borsa, 110-115 milioni.
E anche sulle attività oil & gas ci sarebbe disallineamento: 150 milioni per Italpetroli, 40 per la banca. Il confronto si sarebbe sviluppato su interventi in punta di diritto, esternazioni passionali, tentativi di mediazioni, qualche forzatura. «Non si può andare avanti per molto», ha detto ancora Ruperto, «ma accordi di questo tipo hanno bisogno di un pò di tempo». Ecco perchè Ruperto ha concesso il rinvio con una raccomandazione: il 5 luglio Unicredit e Italpetroli dovranno aver definito l’accordo da presentare agli arbitri. Diversamente riprenderà la procedura stragiudiziale promossa da Italpetroli il 19 ottobre 2009 per contestare l’illegittimità della disdetta dell’accordo sul debito fatto il 4 giugno da Unicredit: se il lodo darà ragione ai Sensi, rivivrebbe l’accordo che consentirebbe ai Sensi di avere altro tempo per pagare i debiti e in più Unicredit verrebbe condannata al pagamento dei danni e degli interessi maturati impropriamente per anatocismo: in tutto 130 milioni.
La vittoria di Unicredit invece, rimetterebbe in vita gli oltre 10 decreti ingiuntivi presentati per vendere coattivamente i beni e rientrare dell’esposizione. Gli avvocati si rivedranno dopo il ponte del 29 giugno per ritessere la tela dell’accordo cercando di avvicinare i prezzi e definire i diversi percorsi giuridici per vendere i beni.