L’ennesimo bilancio giornaliero inerente alla situazione societaria, lo svelano le pagine de Il Messaggero edizione odierna. Rosella Sensi sempre più pressata da Unicredit, mentre la somma di denaro vantata dall’istituto di credito continua a salire ogni giorno. Inesorabilmente. Testuale:
Stop and go tra Unicredit e Italpetroli: il nuovo canale negoziale fra le parti attorno al tavolo del giudizio arbitrale si sarebbe già chiuso perchè la richiesta dei Sensi sarebbe stata respinta dalla banca. Unicredit avrebbe nuovamente intrapreso la strada delle vie legali per ottenere la restituzione dei crediti vantati nei confronti della holding controllata al 51% dalla famiglia romana che sarebbero saliti ancora per gli interessi: a settembre, secondo quanto risulta a Il Messaggero, si attestavano a 324,9 milioni. Ai quale devono aggiungersi oltre 100 milioni nei confronti di Mps. Sulle modalità di rimborso delle esposizioni verso Unicredit, che funge da capofila anche per conto dei senesi, da alcuni giorni gli uomini di Alessandro Profumo avrebbero sollecitato l’avvocato Elio Ludini di Roma di tornare alla carica coi decreti ingiuntivi. La mossa legale punta innanzitutto al deposito di un’altra istanza per l’accoglimento delle sei richieste di atti esecutivi presentati il 1° settembre al tribunale di Roma ma congelati in quanto il magistrato si sarebbe dichiarato incompetente a causa della notifica del procedimento arbitrale presentata da Italpetroli col quale intende dimostrare che l’accordo di ristrutturazione del debito del luglio 2008 non sarebbe da considerarsi in default, come ritiene la banca: l’inadempimento scaturirebbe dal mancato pagamento della rata di metà dicembre 2008 per un totale di 150 milioni che il gruppo aveva promesso di onorare a luglio scorso. I sei decreti ingiuntivi in questione sarebbero nei confronti di altrettante società immobiliari e petrolifere della galassia Sensi e dei relativi garanti: Compagnia Fondiaria Romana srl (garanti: Fondiaria Lasa, Maria Nanni e le sorelle Sensi Rosella, Silvia e Maria Cristina); Infisser srl (famiglie Sensi-Nanni); Sipic srl (Italpetroli e famiglia Sensi); Villino Pacelli; Veronese Gestione compravendita immobili; Fondiaria Lasa spa (Infisser, Veronese Gestione compravendita immobili e famiglia Sensi). Unicredit è in attesa di ottenere provvedimenti esecutivi presentati il 4 settembre nei confronti di altre sette società: Meridionale Petroli srl (famiglia Sensi e Compis), So.Inv. srl in liquidazione (garante la famiglia Sensi), Sodeco srl (famiglia Sensi e Fondiaria Lasa spa), Petroli Investimenti spa (famiglia Sensi e Italpetroli), Basalti energia (famiglia Sensi e Compis), Compis (famiglia Sensi, Italpetroli, Fondiaria Lasa, Sodeco). Gli unici obiettivi raggiunti sono i pignoramenti sugli hotel a cinque stelle di Civitavecchia e all’Argentario. Nei giorni scorsi i consulenti ingaggiati dalle parti per assisterli nell’arbitrato (Agostino Gambino per Italpetroli, Valerio Di Gravio e Francesco Carbonetti per Unicredit) si sarebbero incontrati per verificare la possibilità di trovare un accordo che mettesse fine alle carte bollate: il consulente dei Sensi avrebbe proposto di rinegoziare nuovamente i debiti secondo forme e tempi da concordare. Ma la risposta di Unicredit sarebbe stata decisa: l’accordo potrà essere fatto solo su forme e modalità di cessione degli asset, altro tempo la banca non ne vuol perdere. Ufficialmente Profumo non parla e ieri durante l’assemblea che ha approvato l’aumento di capitale da 4 miliardi, il banchiere non si è scoperto: «Manteniamo la riservatezza sui clienti».