Ancora venti giorni, e il futuro della Roma sarà più chiaro, nel bene o nel male. La finestra concessa agli acquirenti per presentare un’offerta vincolante scadrà il 30 gennaio, ma UniCredit conta di chiudere la faccenda qualche giorno prima. La banca sta trattando la vendita con un gruppo di imprenditori statunitensi, cui è stata concessa una sorta di corsia preferenziale. Le parti — l’istituto di credito, l’advisor Rothschild, gli studi legali— si sono incontrate già un paio di volte, a New York e a Roma. La scelta è caduta sulla proposta americana perché ritenuta la più concreta e affidabile, con un progetto serio e a lungo termine. Il gruppo statunitense, che fa capo ad un investitore di Boston già azionista di minoranza dei Red Sox di baseball, si è impegnato a presentare un’offerta definitiva entro il 15-20 gennaio. La trattativa è ben avviata — e i contorni del progetto già molto chiari, compreso il futuro organigramma della società— e c’è la volontà di chiudere. Ma non mancano le difficoltà, nate soprattutto durante la lettura della due diligence del club. Sono emerse perdite consistenti in tutti i settori, figlie di una gestione, soprattutto quella più recente, assai poco virtuosa, e tali da rendere necessaria in tempi brevi una ingente ricapitalizzazione. «Fuori controllo» Per questo UniCredit ha deciso di accelerare le operazioni. Ogni giorno che passa rischia di peggiorare ulteriormente i conti e complicare la vendita. La gestione attuale della Roma è ritenuta dalla banca quanto meno anomala. Sebbene pubblicamente sostenga il contrario («Stiamo lavorando di concerto con UniCredit— ha detto due giorni fa — per tutelare i nostri tifosi e garantire alla Roma un futuro roseo» ), è proprio il comportamento di Rosella Sensi, che ancora possiede il 51%del club, a spiazzare i vertici bancari. Il controllo sui conti (che infatti UniCredit ha subito affidato al manager Roberto Venturini), i rapporti con dirigenti, staff tecnico e squadra, la gestione dei casi Mexes, Adriano e Pizarro, tutti esempi di una conduzione che in certe stanze viene definita ormai «fuori controllo» . Per questo UniCredit ha fretta di vendere. Ma se non saranno gli americani, praticamente bisognerà ricominciare daccapo. E con prospettive romane molto meno affascinanti.
Cessione Roma, statunitensi in vantaggio
di 31 Dicembre 2010Commenta