“Per ora non c’è alcuna ipotesi di accordo. Allo stato non esiste alcuna trattativa tra le parti”: Unicredit pare intransigente. Il patto con Italpetroli, auspicato dal Presidente del Colleggio degli arbitri Cesare Ruperto, sembra ancora lontano. Nonostante la tempistica abbia scadenza ravvicinata. Diciassette giorni. Prima di capire e conoscere i destini della A.S. Roma, ovvero l’asset più ghiotto che sta nelle mani di Rosella Sensi e al quale Alessandro Profumo potrebbe davvero pensare di attingere per assicurarsi quel credito regresso che la banca continua a vantare. Ci sono tempi e date, ed è un passo avanti. Ciò non significa – attenzione – che il futuro giallorosso sia roseo.
Positivo, certo, il fatto che si sia schiuso l’uscio e, per una volta, proviamo a guardare attraverso.
Primo dato: se entro il 23 giugno le parti riusciranno a raggiungere un’intesa, verrà immediatamente depositato il lodo arbitrale senza ulteriore necessità di proseguire nella discussione. Secondo dato, evidente: non ci fosse una conciliazione, deciderebbe il collegio arbitrale.
I fatti sono ormai noti: non foss’altro perchè il triangolo Unicredit-Italpetroli-A.S. Roma è stata per troppo tempo cantilena che continuava a ripetersi, matassa senza bandolo.
In realtà, il club giallorosso è sano a tutti gli effetti: secondo in campionato nell’ultima stagione, in linea con i parametri delle società calcistiche e in salute anche dal punto di vista economico. La falla non s’è creata certo nell’imbarcazione giallorossa. Semmai, quello capitolino è un salvagente del vascello Italpetroli a cui Unicredit – imbarcata dalla famiglia Sensi – ha tutta l’intenzione di aggrapparsi per mettersi in salvo. Tradotto: solo la A.S Roma potrebbe garantire – con una eventuale cessione – di cancellare buona parte degli oltre 325 milioni che pareggerebbero i conti.
In tempi di ricorrenze – Di Bartolomei, il 2 giugno – come trascurare il primo anniversario dell’incontro – lo scorso 28 maggio 2009 – tra la famiglia Sensi (Rosella, Silvia e Maria Cristina) e un referente di Unicredit (nella circostanza, Paolo Fiorentino), al fine di assicurare alla banca le garanzie richieste per il rientro del debito di Italpetroli dopo il pagamento insoluto della prima rata di rientro.
Girano le lancette, si accavallano le stagioni e cambia poco o nulla: lo stesso debito, le stesse facce, le solite illazioni e le continue voci a inseguirsi e sovrapporsi. Cessione eventuale e liti costanti, acquirenti dietro l’angolo o pseudo tali, contestazioni da parte del tifo (tanto organizzato quanto inferocito), disaccordo tra le reali cifre all’origine della diatriba. A quelli che per Unicredit sono 325 milioni (euro sopra euro), per Rosella Sensi vanno tolti – almeno almeno – buoni 130 milioni di euro. Ovvero: un primo surplus di ottanta milioni deriverebbe dalla pratica di cosiddetto anatocismo, ovvero dall’aver applicato (Unicredit) interessi su interessi che avrebbero fatto lievitare (ingiustamente, dice Italpetroli) il debito. La seconda sottrazione da apportare al totale ammonterebbe – secondo la Sensi – a una cinquantina di milioni: il corrispettivo in denaro dei danni di immagine dovuti alle voci “calunniose” fatte trapelare nel corso dei mesi da Unicredit. Nell’un senso (80 milioni) euri da scalare, nell’altro senso (50 milioni) euri da risarcire.
Diciassette giorni.
A volte non bastano nemmeno per guarire da un infortunio di lieve entità e stavolta saranno sufficienti per scrivere il futuro dei decenni a venire.
Mai come oggi, Rosella Sensi la immaginiamo nei panni di Bono Vox. “Cancella il debito”, canta a più riprese la rockstar – recentemente ricevuta da Barack Obama – rivolgendosi al mondo occidentale nel sostenere la battaglia dell’Africa. Differente la nobiltà delle intenzioni – evidente – ma il risultato raggiunto pressochè identico. Non ci sentono quelli – governi del mondo che “conta” – non ci sente Unicredit. Da qualche parte, quei milioni, devono entrare. Senza dimenticare – ma è storia a parte – che ballerebbero pure altri 100 milioni da ritornare a Monte dei Paschi. Bastasse una cartolina, certe volte… Bastasse una bella canzone…
In questo clima da “fuoco incrociato sulla Croce Rossa”, non finisce mica qui. L’altro dato da non trascurare riguarda il bilancio 2009 di Italpetroli. Notizie fresche parlano della volontà della società Bdo, organo competente chiamato a revisionare l’esercizio economico di Italpetroli, di non certificarlo per mancato rispetto del patto. Quale? La cessione di alcuni asset, assicurata dalla famiglia Sensi in fase di rendiconto dello scorso anno: non pervenuto.
La Sensi, in prima persona attraverso un comunicato, ha smentito le voci liquidandole come “denigratorie e false”.
Cifre, date, tempistiche, cronologia: non sono più i gol di Toni, nè i tackle di Burdisso, nè i miracoli di Julio Sergio e neppure le invenzioni del Capitano. Eppure – le odierne cifre, date, tempistiche, cronologia – rischiano di entrare a pieno diritto nelle statistiche ufficiali della A.S. Roma tanto quanto quelle utili a raccontarne la gloria.