Trigoria, un sabato di follia

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 Da Il Messaggero:

Bombe carta e lacrimogeni: le immagini di Sky arrivano da Trigoria, non dalla Libia. Mattinata ad altissima tensione nel piazzale Dino Viola, davanti al centro sportivo giallorosso sotto assedio per la violenta contestazione dei tifosi alla Roma di Ranieri. Otto agenti refertati, quattro ultrà fermati, il derby Primavera a porte chiuse: è il benvenuto al gruppo DiBenedetto. Nel pomeriggio, squadra scortata dalla Polizia sino in pista a Fiumicino, per salire al sicuro sull’aereo per Genova. Mai successo, prima di una partita da giocare. Perché a Marassi, alle ore 15 contro il Genoa rivitalizzato dal successo nel derby, la Roma a digiuno di risultati, 1 punto in 4 gare, e ripudiata dal suo popolo si gioca la faccia e, per il momento, non altro. Fuori dalla realtà si colloca invece Ranieri, vantandosi di essere in trattativa per il rinnovo del contratto (la Banca, in attesa dell’insediamento degli statunitensi, deve far chiarezza sulla questione, come maggiore indiziata alla sorprendente iniziativa). Il tecnico va oltre: assetto meno offensivo, massimo due punte. Bocciato il tridente o i due attaccanti più il trequartista.

L’assalto della tifoseria al fortino giallorosso è «una dimostrazione d’amore». Lo garantisce Ranieri che incassa e rilancia: «Mi auguro che la protesta condizioni positivamente il gruppo. Un anno fa, quando arrivai, fecero esplodere due bombe nel centro sportivo e subito dopo arrivò la lunga serie di risultati». Speranza e convinzione. «Non siamo brocchi, in quindici giorni, dal successo di Torino, non possiamo essere diventati gli ultimi di punto bianco. Prima, invece, potevamo vincere scudetto, Champions, supercoppa europea e coppa di Tokyo. Abbiamo fatto un bel casino, giocando male, però, solo contro il Napoli. Da romano ci sto male il doppio: ma ci riprenderemo». «Alla gente interessa la gara di Genova, non i programmi per il futuro e chi prenderà la Roma». Per la verità, almeno tutt’e due le cose. «E vuole vedere una squadra che lotta, che corre e che sputa sangue». Ma aggiunge in fretta: «Mercoledì sera ce l’hanno messa tutta e io non posso rimproverarli. Poi facciamo errori di concentrazione, di serenità e di pazienza. Ma se non stai bene fisicamente, non fai un secondo tempo come quello». […] «Non me ne vado, non abbandono la nave. Potevo andare via un anno fa quando tutti eravamo contenti. Ma avrei tradito me stesso. Sapevo che la stagione sarebbe stata difficile, ma io accetto sempre la sfida. E lo spogliatoio è sano. I giocatori vogliono tentare l’impossibile per riprendersi la zona Champions. Ho detto loro che saranno fondamentali le prossime quattro partite». Contro Genoa, Bologna (sempre fuori casa), Parma all’Olimpico e Lecce in trasferta prima del viaggio a Donetsk per sapere se la Champions di quest’anno finirà lì. Da oggi in poi, però, basta la spavalderia. «La squadra non regge le tre punte. Non possiamo giocare con troppi uomini davanti. Si è visto pure in Europa, contro avversari che pressano e ripartono. Perché non c’è gente in giro che corre più di Perrotta, Taddei e Brighi. Quindi serve equilibrio». «Mi sento coinvolto anche in prospettiva. Poi è chiaro che il mio pensiero è al Genoa e non a lungo termine». Nel contraddirsi, rivela: «Ho ricevuto più di messaggi positivi e di stima. Mi vogliono rinnovare il contratto, i nuovi proprietari». Ne approfitta per chiarire che non ci sono malumori nel gruppo. «A Roma è tutto normale…». Per la prima volta nel 2011 convoca Pizarro[…]«Sta sempre meglio. Non è un caso, ha solo dubbi, non giocando da cinquanta giorni. Doveva tornare con il Parma, ho fatto una prova di forza: De Rossi è squalificato. Con Borriello ho chiarito tutto e bene. Ma ha un problema alla schiena. Vucinic non c’è: ha preso un colpo mercoledì e mi voleva chiedere il cambio». Nelle prossime ore torna Adriano. «Un ragazzo splendido: i compagni lo abbracceranno. Perché in Brasile non è successo niente. Solo una festa».


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