La divisa d’allenamento di Francesco Totti, a fine seduta, era quella meno bagnata. Mancava, a fare più densa la sudata, tutta l’acqua che i compagni si sono sorbiti nel corso di una sessione in cui è piovuto che la mandava Dio. Il Capitano era in palestra, a fare fisioterapia e corsa sul tapis roulant. Di fianco a Vito Scala, la migliore spalla immaginabile di un duo che è diventato indissolubil ecome le migliori coppie del cinema. Occhi fissi davanti, a immaginarsi di correre su un campo vero, con l’erba e il pallone e gli avversari e i compagni di squadra. Un campo all’interno di uno stadio con tanto di tifoserie. Tifosi capaci di mostrargli il calore più grande, l’acclamazione più sentita anche quando il Pupone si siede in tribuna. E’ successo, ultimo episodio di una serie infinita, sabato sera nel corso di Roma-Milan. In mente, Francesco, ha solo quella tabella di marcia che ne fissa la distanza tra l’attesa e il rientro. La determinazione del 10 giallorosso è la stessa di chi smania dalla voglia di tornare a giocare per non fermarsi più: Udinese, Bologna. Ancora incerto il giorno del rientro: sicuro assente a Livorno, forse c’è spazio per recuperare in vista della gara interna contro i friulani.L’alternativa è quella di attendere ancora e aspettare il Bologna. 25 marzo. Obiettivo perseguito, uno su tutti: quello di rientrare, certo, ma per non fermarsi più.
MONDIALE 2010. Perchè la volata finale della stagione giallorossa chiede il miglior Totti a disposizione, perchè archiviato il campionato c’è un Mondiale da giocare. Un titolo da difendere. Lo ha detto, Totti, mettendo un braccio nella divisa azzurra con l’umiltà richiesta dalla situazione. “Sudafrica? Non lo so, perché ancora non ne ho parlato con il mister e poi dovrò valutare la mia condizione fisica e poi bisogna vedere il gruppo mi vuole. Un poi dopo l’altro“, ha dichiarato il Capitano a Canal Plus. Sapendo fin da subito che il gruppo ha voglia di Totti almeno quanto Francesco ha voglia di SudAfrica; che Lippi ha fame di Totti allo stesso modo in cui il Capitano ha fame di Mondiale.
LA ROMA. La Coppa del Mondo, altrochè; paragonabile per intensità solo a quello scudetto vinto con la Roma nel 2001: “Il momento più bella della mia carriera. Era un sogno che avevo da quando ero bambino anche perché vincere uno scudetto a Roma è come vincerne dieci da un’altra parte in Italia“. O in Spagna, dove il Real Madrid l’avrebbe coperto d’oro, di gloria e di trofei: invece Totti da Roma non s’è mosso neppure quando alle Merengues aveva detto sì. Lo ha ribadito oggi. C’è stato un istante in cui la ragione lo aveva portato a fare le valigie per raggiungere Raul e compagni. Ma provateci voi a fare un passo verso l’areoporto quando le tue stesse gambe si rifiutano di procedere, quando il cuore acquista un peso tale da determinare le tue azioni, impedirti di muovere, inchiodare il ginocchio lì. Lo stesso ginocchio che gli ha creato più di un grattacapo in carriera ma che oggi gli ha pure fatto un piacere. Perchè se tutto quel diluvio che ha fatto di Roma un pantano e una pozzanghera il Capitano se l’è evitato, lo deve proprio a quel ginocchio. Per una volta, mettiamola così.