La Gazzetta dello Sport:
Totti si lascia scivolare tutto addosso, raccontano i suoi agiografi. Parlino e scrivano pure- avversari, detrattori, bacchettoni- lui se ne frega. Quasi sempre. Succede ogni tanto che qualcuno riesca a pungerlo sul vivo, dove è più sensibile. E allora gli resta il tarlo. Perciò, di tutte le chiacchiere che si sono fatte in questi giorni sui pollici, più che l’accusa di istigare alla violenza potrebbe averlo colpito quella, assai più leggera, del collega laziale Baronio, nell’immediato post partita: “Ormai sei solo un attore” secondo le ultime ricostruzioni. Perfino più perfida della prima versione (“Ormai sei finito”).
Non che Totti ci sia rimasto male, ma gli è rimasto il tarlo, appunto. Perchè, in effetti, negli ultimi mesi ha fatto parlare di sè più per le prestazioni sul set che quelle sul campo. Dal latino “ite…ite…” al romano “phono”, Totti è entrato ogni giorno nelle case degli italiani, mentre in campo ci è entrato poco o niente. Tormentato dall’infiammazione al tendine del ginocchio, bloccato da una convalescenza più lunga del previsto, ancora arrugginito per quello che si è visto nelle ultime partite. Sotituito per scelta tecnica nell’intervallo – e non era mai capitato prima!- di due sfide fondamentali, Fiorentina e Lazio. In generale, e questo deve essere il suo cruccio più grande, Totti non è l’attore protagonista di questo film-scudetto. Di questa straordinaria cavalcata, qualunque sia il finale, si ricorderanno più Vucinic, Pizarro e Julio Sergio, l’ossatura della squadra, e naturalmente la guida Claudio Ranieri, promosso da fettina a bistecca.
I gol di Totti — non bisogna dimenticarlo — hanno tenuto a galla la Roma quando la barca stava affondando: 10 gol in Europa League, quasi tutti nei preliminari, e 10 in campionato, nove fino alla 13a, il decimo il 23 gennaio alla 21a giornata, Juventus-Roma. Rimasto l’ultimo. E questo è un altro tormento: Totti non segna da tre mesi e 13 giornate (all’Olimpico addirittura da novembre). Un’enormità. Da quando Totti è Totti, per trovare un’astinenza più lunga bisogna tornare indietro di undici anni. Nel campionato 1998-99 (disputato da attaccante sinistro del tridente zemaniano) Totti rimase a secco dal 5 dicembre 1998 all’ 11 aprile 1999, dalla 12a alla 28a, 15 giornate. E anche il numero di gol, 10, è sotto tutti gli standard dell’ultimo decennio.
Totti ha fame, vorrebbe mangiarsi il campo, oscurare l’ex amico Cassano, soprattutto prendere per mano la Roma in questo rettilineo finale, da capitano e da centravanti. Vuole tornare al gol, e con la Samp c’è feeling: le ha già segnato 11 reti, vittima abituale quasi quanto Udinese (12) e Parma (14). Il raggio d’azione di Totti copre gli ultimi 30 metri. Non ha più la mobilità di un tempo, ma vede la porta come pochi.