C’era anche Antonio Tempestilli in campo, con la casacca giallorossa, quel 28 marzo del 1993 quando a pochi minuti dal fischio finale di Brescia-Roma l’allora allenatore romanista Vujadin Boskov lanciò nella mischia un sedicenne allora sconosciuto, ma di grandi speranze, di nome Francesco Totti; a distanza di venti anni quello che poi è diventato il capitano della Roma è andato forse anche al di là delle aspettative di quelli che all’epoca avevano assistito al suo esordio, conquistando uno scudetto con la squadra giallorossa nella stagione 2000/01 (oltre a due coppe Italia e due supercoppe), un Mondiale con la Nazionale nel 2006 in Germania, e scalando la classifica dei bomber di tutti i tempi della Serie A dove è attualmente secondo, a quota 226, alle spalle del solo Piola fermo a 274. Tempestilli, intervenendo a Sky Sport, ha rivolto al numero 10 giallorosso i suoi complimenti per la sua ventesima stagione in Serie A, vissuti sempre e solo con la maglia della Roma.
Chi era quel ragazzino a Brescia?
“Uno di quei ragazzini che sognava di arrivare in alto nel calcio. Quello era il suo sogno ed è riuscito a realizzarlo. Forse neanche lui poteva immaginarlo. Io ho avuto l’onore di stargli vicino in questi venti anni. Ho seguito il suo evolversi nel settore giovanile e si vedeva che aveva qualità straordinarie, se poi lui è arrivato dove è arrivato è merito anche suo e della famiglia che gli è stata accanto come anche di Vito Scala”.
Ricordi quella squadra?
“Lui provava a fare i tunnel, era un ragazzino noi lo avvisavamo: ‘guarda che prendi qualche scarpata’. Ha coronato il sogno di tutti i bambini che giocano a pallone”.
Un aggettivo per lui?
“Si corre il rischio di essere banali, si è detto tutto su di lui. Sorprende che solo adesso tutti parlino di Totti. Avendo fatto la scelta di legarsi a vita a questi colori, non ha coronato sogni che poteva coronare. Un aggettivo? La semplicità con cui riesce a far tutto. Con cui riesce a rapportarsi con i tifosi e gli altri”.
Un difetto di Totti?
“Se possiamo chiamarlo un difetto, direi che è troppo buono. Poteva alzare la voce in tante situazioni, ma non lo ha mai fatto. Poteva fare più gol di testa, ma proprio per andare a trovare il pelo nell’uovo”.