La Roma archivia la settimana appena trascorsa inanellando contro la Lazio la terza vittoria consecutiva (dopo Lecce e Basilea). Da La Repubblica:
Può bastare una partita a cancellare la crisi e a rilanciare sogni e ambizioni di una squadra? Può bastare, se la partita è il derby della capitale. La Roma è rinata, in una settimana Ranieri&co. sono passati dal letto della sala rianimazione alla corsa a ostacoli. Vittoria sofferta con il Lecce, successo strappato con il coltello tra i denti a Basilea mercoledì. Poi, il trionfo stracittadino, con cori, sfottò, e una certezza urlata da tutti: “Siamo tornati“.
DAL BASILEA A BASILEA – Tre vittorie in otto giorni: cosa è cambiato? Non molto, a dire il vero. Qualcosa, invece, era accaduto oltre due settimane fa: 19 ottobre, Roma sconfitta all’Olimpico 1-3 dal Basilea, forse il punto più basso della stagione. Il giorno dopo, processo a Trigoria, voci alte, le accuse di Rosella Sensi alla squadra e quelle dei giocatori al tecnico. In più, un ultimatum: “Avete tempo fino al derby per ritornare voi stessi“. In quel momento, la fine delle parole (inutili) e l’inizio dei fatti: “Siamo con te”, aveva detto Totti a Ranieri, parlando per tutto il gruppo. Fiducia reciproca, inversione di tendenza per quanto riguarda preparazione atletica, allenamenti, atteggiamento tattico. Addio al “catenaccio” che aveva fatto arrabbiare la squadra a Monaco di Baviera (e non solo), spazio al tridente, sempre o quasi. Sono arrivati i gol, 10 in 6 gare, e le occasioni: nessun rigore a favore in 10 gare, 3 nelle ultime 2.
DIFESA BUNKER – La svolta, però, parte soprattutto da dietro: nelle prime 6 gare di campionato la squadra aveva raccolto soltanto 5 punti, incassando 11 gol. Difesa colabrodo, si diceva in quei giorni. Dalla settima giornata, la vittoria contro il Genoa, il pari di Parma e altra vittoria con il Lecce. Prima del derby della svolta: 10 punti in 4 gare di campionato e soltanto 1 gol subito. Numeri che testimoniano l’inversione di tendenza soprattutto in difesa. I motivi? Il rientro di Julio Sergio ha restituito sicurezza alla terza linea (ma con Genoa e Parma c’era Lobont), a fare la differenza però è l’atteggiamento differente di tutti gli undici: squadra più corta grazie anche al passaggio dal 4-4-2 indigesto a molti uomini simbolo al 4-3-1-2. Si è ritrovato il gruppo (e l’abbracio con “schiaffetti” ad Adriano in panchina dopo il raddoppio è lo spot migliore in questo senso), in più, la scoperta delle risorse di una panchina più lunga di quanto era apparsa fino a poco tempo fa: la moria di infortunati ha offerto un’occasione a Cicinho, a Castellini, a Baptista. Ma soprattutto a Simplicio e Greco, passati in sette giorni da oggetti misteriosi (o in qualche caso addirittura barzellette) a uomini simbolo della vittoria nel derby.
E TOTTI? – Il protagonista mancato della stracittadina, invece, è Totti. “Me la sono goduta dal divano di casa“, ha esultato ieri il capitano. Non senza un pizzico di amarezza. Anche perché se a Basilea la rinascita era passata anche da un suo gol, nell’ebbrezza da derby nessuno ha pensato all’assenza del giocatore simbolo della squadra. Anzi. Sul dischetto, da cui abitualmente si esibisce il numero dieci della Roma, sono andati con successo Borriello e Vucinic, i nuovi eroi del popolo romanista. Negli occhi è rimasta la gioia di De Rossi, in campo al gol del raddoppio e al fischio finale, quando è saltato sul cancello che separa la curva dal campo per far festa con i tifosi. Con al braccio quella fascia ereditata soltanto per novanta minuti da Totti. Dopo le immagini del successo, dopo lo show della nuova coppia d’attacco, dopo la svolta dei gregari, il capitano giallorosso dovrà faticare un po’ di più per essere certo di riavere quella fascia fin dal fischio d’inizio. A partire da mercoledì.