“She Wolf”, il nuovo album della bomba sexy Shakira, ha fatto ingresso nel mercato.
Pare che sia un lavoro dal classico sound un po’ pop e un po’ r&b, un po’ dance-hall e un po’ latinoamericano.
Eppure, “She wolf” è anche qualcos’altro, soprattutto per i giornalisti de Il Romanista.
Due parole che si legano alla A.S Roma in maniera solida perchè utilizzandole entrambe, le pagine del quotidiano in edicola stamane avanzano una richiesta volta a chiarire la vicenda Soros: erano i primi mesi del 2008 e pare che in quel periodo Rosella Sensi abbia trattato con gli americani per la cessione della società.
Il dubbio è lecito.
Ecco il testo fedele:
Per capire che fine farà la Roma, come uscirà da questa drammatica crisi finanziaria in cui si dibatte da mesi, se e come la famiglia Sensi riuscirà a restare al comando o se ci sarà finalmente un cambio di proprietà, è forse venuto il momento di raccontare cosa accadde davvero con i famosi “americani”. La cosiddetta vicenda Soros infatti, tra smentite e conferme, non è mai stata chiarita e raccontata nei dettagli. Dettagli e ruoli che sono diventati importanti, anzi essenziali, a questo punto, per capire non il passato, che oramai è andato, ma il futuro del club giallorosso. Ci fu o non ci fu una trattativa fra la famiglia Sensi e gli americani? E’ vero che dietro la Inner Circle c’era Soros o è vero quanto afferma Rosella Sensi, ovvero che “Soros non c’è mai stato”? E’ vero che c’era un accordo per vendere e anche un prezzo, e tutto saltò perché l’avvocato dei Sensi disse che un fantomatico arabo aveva offerto di più, molto di più? O è vero il comunicato ufficiale della As Roma che negò tutto, arabo compreso? A questa e altre domande avrebbe dovuto, dovrebbe ancora in fondo, rispondere la Consob, l’organismo che controlla l’operato delle società quotate in Borsa per evitare, tra l’altro, che qualcuno, a conoscenza di notizie riservate, speculi sul titolo, ne alteri il valore per lucrarne un ingiusto ricavo. E’ accaduto? Non si sa. Ma la Consob, per la verità, allora si mosse tempestivamente. Era la primavera del 2008 e venne aperta una istruttoria con squilli di trombe, “si muove la Consob!”, vennero ascoltati tutti i protagonisti della vicenda, giornalisti compresi, visto che in quella vicenda le fughe di notizie erano all’ordine del giorno. Vennero sentiti proprio tutti, e vennero acquisiti documenti e quindi i commissari Consob sicuramente sanno cosa è accaduto davvero. Il sicuramente è una presunzione visto che sono passati 500 giorni, giorno più giorno meno, e non c’è motivo di pensare che la verità non sia emersa. Sicuramente sanno è una presunzione, quindi, o una speranza. La certezza è che purtroppo quello che sanno non lo hanno mai comunicato a nessuno. Non ci sono state condanne né della As Roma, né degli “americani”, né dei giornalisti né di eventuali speculatori (eppure il titolo azionario ai tempi era impazzito a forza di rialzi e tonfi). E non risulta che ci sia stata una archiviazione: forse gli investigatori stanno ancora investigando. Oppure il fascicolo “As Roma-Soros” è stato spostato, diciamo così, in fondo a tutti gli altri, quando le verità nascoste di quella trattativa non potranno più far male a nessuno. O forse no, magari il caso è così complicato, ma così complicato che un giorno ne parleremo come di uno dei tanti “misteri italiani”. Ustica, le stragi di Stato e Soros: scusate ma non si può leggere questa frase. Me la rimangio. Sopire, troncare, diceva il poeta. Siamo sempre lì. Eppure, dicevamo, quella storia è essenziale per capire il futuro di un club che ha un prestigio mondiale indiscutibile e quattro milioni di tifosi: sperduti, divisi, depressi (almeno alcuni), ma pur sempre quattro milioni. Gli vogliamo dare una risposta seria? E la risposta sul futuro parte, come spesso accade, dal passato. Quindi, dalla vicenda Soros. Essenziale per capire ad esempio, se davvero, come sostiene candidamente Francesco Totti, “per la Roma non c’è mai stata nessuna offerta seria, altrimenti Rosella avrebbe venduto”. Perché, se è vero quello che dice il capitano di lungo corso, di che stiamo parlando? Grazie a chi si accolla l’onere di portare avanti dignitosamente una squadra di calcio, nonostante l’impero di famiglia stia andando a rotoli. Grazie di resistere. Se invece è vero il contrario, vuol dire che il club è stato usato ed è usato come uno scudo, per proteggere famiglia e resti dell’impero e mettere in salvo il salvabile. Cosa loro. E se è “cosa loro”, vuol dire che non la molleranno mai, a meno che la Banca, che dall’impero avanza 400 milioni e spicci, non gliela porti via, con le buone, convincendoli ad accettare le offerte che ci sono, o con le cattive, pignorando il club e mettendolo all’asta. Drammatico? Lo so, ma non ci sono altre vie se non capire. E quindi questa storia racconteremo, proveremo a raccontare. Per dare un contributo di chiarezza, sperando che così venga accolto, recepito e capito. Ma sapendo anche che qualcuno si arrabbierà, mistificherà, diffamerà. Perché anche questa putroppo è Roma. Intanto, visto che il racconto andrà avanti per molte puntate, propongo un titolo. “Operazione She-Wolf”. Sì, She-Wolf, come l’ultimo successo musicale di Shakira. La Lupa, o Lei-Lupa, Rosella Sensi. E se vi sembra più adatto ad un fumetto o alla saga di James Bond, beh, sappiate che è proprio così che “gli americani” chiamavano in codice“l’operazione As Roma”. Gli americani veri, perché poi in questa vicenda ci sono stati anche “gli americani finti”. Ma di questi parleremo nella prossima puntata.