Confesso che sbagliavo. Sì, perchè quando nel corso di Lazio-Inter ho visto Josè Mourinho allontanarsi anzitempo dalla panchina, credevo fosse un gesto spontaneo e figlio di un disappunto di fondo. Che forse il portoghese – pensavo io – in quel suo scarso feeling con il calcio italiano voleva cogliere la palla al balzo e manifestare che il clima creatosi all’Olimpico – in quella circostanza – un uomo di sport non avrebbe potuto condividerlo a prescindere. Invece no. Mi sbagliavo e l’ho capito dopo. In seguito a tutte le dichiarazioni rilasciate alla vigilia e alla fine di Roma-Inter. Non nego però che uno come lui, tanto sottile nelle espressioni e capace di creare intorno a sè un ambiente fatto su misura per i personaggi che – nel bene o nel male – fanno discutere, qualche riflessione me la provoca sempre. Non è lo stesso per Marco Materazzi. Perchè mi ha sempre dato l’impressione che il modo migliore che conosca per difendere se stesso e la retroguardia – quando gioca – sia quello di provocare. Lo ha fatto con Philippe Mexes dopo la finale di Coppa Italia – lui che dice puntualmente che con i 90′ occorre archiviare anche quello che capita in campo – e ha replicato anche a Rosella Sensi. Alla quale ha detto “ci davano dei prepotenti, ma se c’è qualcuno che si deve vergognare per i comportamenti tenuti in campo dai propri giocatori, quello è il presidente delle Roma”. Ma qualcuno, a Materazzi, glielo ha mai spiegato che – nel caso – per rispondere al Presidente giallorosso ci sarebbe Massimo Moratti?
Ma perchè alla Sensi deve replicare Materazzi?
di 7 Maggio 2010Commenta