Il giorno dei confronti, delle chiacchierate, del diciamoci tutto e parliamoci chiaro. Le premesse di quello che sarebbe potuto succedere a Trigoria, dopo l’antipasto negli spogliatoi dell’Olimpico, c’erano tutte. L’appuntamento, per i giocatori, era stato fissato alle 10.15 e l’allenamento alle 11. Gli orari, però, sono subito andati a farsi benedire. L’arrivo di buon’ora di Rosella Sensi al Fulvio Bernardini, annunciato la sera prima, ha cambiato in un amen la scaletta della giornata. La presidente, prima di vedere la squadra, ha riunito il trio Conti-Montali-Pradè e fatto un punto della situazione. Il primo di tre atti. Una volta finita la riunione con i dirigenti, Rosella Sensi ha tenuto a rapporto squadra, allenatore e staff tecnico. L’idea presidenziale, il ritiro, è stata subito accantonata dalle rassicurazioni fornite dai giocatori. «Non serve a niente», la spiegazione unanime dello spogliatoio. Squadra e tecnico si sono assunti le loro responsabilità e hanno convinto Rosella Sensi a non adottare l’arma del ritiro forzato. Il colloquio, una volta risolto il nodo della possibile punizione, non si è protratto più di tanto: la presidente ha fatto presente alla squadra che la Roma ha l’obbligo morale di lottare per i primi posti in classifica, anche in memoria di suo padre Franco, e il gruppo ha promesso un’inversione di tendenza. Fine del secondo atto. Rosella Sensi, poco prima di mezzogiorno, ha salutato tutti e lasciato il Fulvio Bernardini.
Roma, i giocatori sono confusi
di 21 Ottobre 2010Commenta