Scudetto, Sacchi: “La Roma deve crederci”

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 Da Il Messaggero:

«L’Inter resta la favorita, Champions permettendo; la vera rivale è la Roma, perché come valori è quella che più si avvicina ai campioni d’Italia; il Milan, se il ritmo di qui alla fine si abbassa, può avere la meglio attraverso la qualità dei singoli». La corsa scudetto vista dagli occhi sempre lucidamente attenti di Arrigo Sacchi che analizza il momento delle tre rivali a tredici giornate dalla conclusione del campionato. L’approfondimento dell’ex cittì azzurro, oggi consulente della preparazione olimpica del Coni, non è solo di carattere tattico, ma globale. Tanti i fattori a incidere nella volata finale: testa e gambe, ambiente e singoli.
Sacchi, partiamo dalla capolista. Perché tanto nervosismo?
«E’ l’appunto da fare a una grande. La calma, in genere, è dei forti. Invece l’Inter ha una sindrome di accerchiamento che di solito appartiene a chi si piazza secondo o terzo, ancora più strana per chi ha avuto uno scudetto a tavolino».
La Roma, nelle ultime 6 giornate, ha ridotto lo svantaggio di 8 punti. Si aspettava la rimonta dei giallorossi?
«Sì, ma li vedevo competitivi già all’inizio. la sorpresa, per me, è stata la brutta partenza. Per i valori tecnici sono i più vicini ai nerazzurri. Il problema è la città fantastica che ti trasmette amore e calore anche in modo eccessivo. E, allo stesso modo, frustrazione quando le cose non vanno. Ti distrae la gente, il clima, tutto. Solo grandi professionisti possono a vincere. Fondamentali sono le motivazioni: hanno l’effetto della benzina. Da lì è partito Ranieri». Quale pensa che sia il segreto della Roma? «E’ moderna per come si difende, tra le pochissime in Italia. Non è più quella spettacolare di Spalletti. Ma prima, dietro, era antica. Difendeva molto male. Ora ha undici giocatori in posizione attiva, si muovono insieme. Non si allunga mai. Ha equilibrio».
Solo merito dell’allenatore?
«No. I giocatori sono stati bravissimi. Quando c’è da risalire, uno su mille ce la fa. Hanno fatto punti pure se la loro luce, Totti, si accende a intermittenza. De Rossi è cresciuto, Burdisso stimola gli altri, Juan è importantissimo, Riise ora sta nel meccanismo, Pizarro è piccolo grande campione, Vucinic, nonostante gli alti e bassi, decisivo».
Insomma, la Roma deve crederci o no?
«Certo. Può e deve far bene. Sennò è colpevole…».
Quale può essere il limite dei giallorossi?
«Torno al discorso di prima. Con un esempio: per me è stato più difficile allenare a Rimini che a Parma. Perché a marzo, a Rimini, i giocatori erano già in vacanza e andavano al mare. Ecco, in questo senso, Roma è città che può deconcentrarti sul più bello».


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