Da Il Messaggero:
«Mi auguro che sia un bel derby, anche se poi so che difficilmente assisteremo a un match spettacolare. Non accade quasi mai e in particolare nella capitale. C’è sempre nervosismo. Soprattutto, vorrei che non ci fosse violenza in tribuna e fuori dello stadio». Arrigo Sacchi, lasciato il Salone d’onore del Coni dove è intervenuto al seminario internazionale sugli sport di squadra insieme con il cittì Marcello Lippi, prova a giocare in anticipo Lazio-Roma di domenica pomeriggio. «Senza però fare un pronostico: è sfida aperta, a prescindere dalla distanza in classifica tra le due squadre».
Che cosa, allora, farà la differenza?
«Le gambe. La condizione fisica sarà determinante».
E quindi?
«La Lazio, secondo me, ci arriva meglio della Roma. Si è riposata per una stagione, ha più energie da spendere».Può spiegare meglio?
«Guardate le ultime gare dei giallorossi contro Bari e Atalanta. Potevano essere due pareggi. La Roma, venendo da una rincorsa straordinaria, non riesce più a essere brillante. Ma ha giocatori in attacco, in grado di risolvere qualsiasi gara. Ho chiesto proprio a Ranieri, l’altro giorno, quale voto dava al momento del suo gruppo, riferendomi alla forma. Mi ha risposto otto, otto e mezzo. Penso che, però, si sia tenuto largo».
Sorpreso dal rendimento negativo dei biancocelesti, dunque. Ma sui giallorossi primi non ci vorrà raccontare che se l’aspettava?
«Allora andatevi a leggere le mie valutazioni sulle squadre di serie A prima dell’inizio del campionato, è sulla Gazzetta dello Sport, un articolo con la mia firma. Indicavo la Roma come la prima rivale dell’Inter per il titolo. Tutto messo per iscritto».
Perché puntava forte sui giallorossi?
«Per l’organico. L’unico completo dopo quello eccezionale dell’Inter. Pensate ai cambi del Milan e fate un paragone con le alternative che ha Ranieri: Leonardo mette dentro Abate o un giocatore di trentotto anni. Saranno meglio Mexes e gli altri, o no?».
Può elencare i meriti del tecnico romanista?
«Il suo è stato un capolavoro. E’ stato bravo proprio a tirar fuori tutte le risorse sopite del gruppo. Ha dato equilibrio e compattezza alla squadra. Che non è più così spettacolare come con Spalletti, ma di sicuro è più organizzata. Dietro è più attenta e davanti un gol riesce sempre a farlo».
Insomma, la Roma non ha grandi difetti?
«Dovreste chiederlo all’allenatore. Penso che non giochi un calcio totale. Quindi quando difende bene, poi perde qualcosa in altri settori. La storia della coperta corta. Come caratteristiche, Ranieri aveva più calciatori adatti alle sue idee quando era alla Juve. Lì si vedeva il lavoro di squadra, a partire dagli attaccanti. Ma nella Roma, anche grazie al suo staff molto preparato, è riuscito lo stesso a portare i concetti giusti. In campo».
Sarà il primo derby di Reja: pensa che andrà all’attacco per togliersi lo sfizio di far perdere lo scudetto alla Roma?
«Da come imposta di solito le sue squadre, penserà prima alla prudenza che al resto. Ma attenzione. Anche Ranieri ragiona così. Tanto sa che davanti ha i giocatori che un gol prima o poi lo fanno».
Non crede che anche Reja abbia ottime individualità in attacco?
«Ne ha, certo. Mi piace tanto Floccari. E da sempre Rocchi».
E Zarate?
«La sua è stata una stagione mediocre. E’ un giovane talento che però non si muove in sintonia con i compagni. Loro lo potrebbero aiutare, ma non lo vuole capire. E’ monotematico, punta l’uomo e pensa di risolvere una gara da solo. In Italia non lo permettono a nessuno. Ti raddoppiano e via».
Torniamo alla Roma. Pensa davvero che ora, dopo il sorpasso di domenica scorsa, possa vincere lo scudetto?
«Vedremo, perché conosco i rischi che correrà da qui alla fine. Innanzitutto non è abituata a essere prima. In più c’è il pericolo della sindrome da successo. Ho visto paura contro l’Atalanta, ci ha pensato il pubblico dell’Olimpico a spingerla. Servono muscoli caldi e menti fredde. Ma le vittorie caricano. E moralmente Ranieri ha risvegliato il gruppo. Che ora dovrà tira fuori tutto quello che ha dentro. L’Inter in campionato non ha molta voglia di vincere. Ce l’ha invece in Champions, competizione che ti consuma: i giocatori pensano alle gare anche un mese prima».
La serenità, dopo il successo di Bologna, può diventare un vantaggio per la Lazio?
«Sicuro. Ha staccato la terz’ultima, ha scavalcato il Bologna. Sarà libera di testa e può giocare la partita della vita. Di solito, per prepararla, ci vuole un anno, ma vedrete che ci proverà».
Come individualità, diceva, meglio la Roma. Faccia qualche nome?
«Burdisso. Garantisce organizzazione e concentrazione. Con lui, Juan e anche Riise. Poi la qualità di Pizarro, De Rossi, Vucinic e Totti».