Fonte Gazzetta dello Sport, argomento di discussione: la A.S. Roma. Sul giornale, edizione odierna, si parla di netta rottura tra Rosella Sensi e Unicredit. Testuale:
Decreti rigettati? No, solo congelati. Accordo rescisso “senza giusta causa?” No, Italpetroli inadempiente. Crediti inesigibili? No, non sono stati rispettati gli obblighi di rimborso previsti dall’accordo. Un’altra giornata vissuta in battaglia dalla Sensi e da Unicredit, dal prologo mattutino al botta e risposta serale. Proviamo a capirci qualcosa.
Il prologo “Onoreremo il debito”. Con questa promessa la Sensi aveva chiuso la conferenza di giovedì, convocata in risposta alle anticipazioni de Il Messaggero. Ieri mattina, la risposta per le rime di Unicredit: “se vuole onorare il debito, ci dica solo come e quando.” La Sensi non se ne cura e alla radio amica Centro Suono Sport ribadisce: “Non siamo in liquidazione, vogliamo giustizia, chiederemo i danni”. Decreti e danni Il panorama resta immutato fino al tardo pomeriggio, quando l’ Adn Kronos fa sapere: “Tutti i 13 decreti ingiuntivi sono stati rigettati dal Tribunale di Roma.” Ma con quale motivazione? L’Adn non lo dice. Qualche minuto più tardi, lo spiega Unicredit con un comunicato pubblicato dall’Ansa: “Il Tribunale di Roma si è ritenuto incompetente rispetto alle richieste di emissione di decreto ingiuntivo formulate da Unicredit; il provvedimento è stato quindi assunto su presupposti puramente procedurali, e senza che il Tribunale entrasse nel merito.” Quindi sarebbe più corretto parlare di decreti congelati (non rigettati) , in attesa che si pronunci l’arbitrato. E se il giudice è entrato nel merito, di quali danni parla la Sensi? Bilancio e NAV Decreti ingiuntivi a parte, c’è da “analizzare” la citazione in tribunale. “I contratti di finanziamento prevedono che i crediti della banca (325 milioni) non siano oggi esigibili- dice la Sensi- e che ogni controversia sia sottoposta ad arbitrato.” Anche l’esigibilità dei crediti, quindi. La Sensi contesta a Unicredit di aver “recesso” unilateralmente il contratto e, di conseguenza, aver annullato il bilancio di Italpetroli contestandone la continuità aziendale, solo per un pretesto: il ritardo di due mesi con cui Italpetroli ha inviato alla banca il prospetto del valore del patrimonio aziendale (il cosidetto NAV)”. La risposta di Unicredit è su tutta la linea: “il recesso dell’accordo di riscadenzamento non è fondato su un pretesto formale. Italpetroli, dopo essersi resa inadempiente agli obblighi di rimborso previsti dall’accordo (rate di dicembre e di luglio) non è stata in grado di attestare l’esistenza di un NAV (il patrimonio netto) positivo alla data contrattualmente stabilita. Tale circostanza è espressa come motivo di recesso del contratto. Peraltro, lacomunicazione del NAV è stat inviata da Italpetroli solo dopo che Unicredit aveva già esercitato il diritto di risoluzione.” Cioè, vogliamo i soldi.