Rosella Sensi, intervenuta a Centro Suono Sport, ha ricordato lo scudetto del 17 giugno 2001, a dieci anni di distanza. Queste le sue parole:
10 anni dopo lo scudetto un omaggio dovuto a tutta la famiglia
“Oggi penso a papà se possibile ancora di più degli altri giorni perchè quel giorno non si teneva fermo. Penso abbia fatto la maratona dentro casa quel giorno. Un giorno da ricordare per tutta la famiglia ma soprattutto per tutti noi tifosi. Abbiamo vinto poco ma ricordare queste giornate è importante…si è vinto poco come scudetti perchè gli altri trofei non li scordiamo. Comunque non ci celebriamo troppo perchè poi subito inizierebbero, anche se onestamente ormai ci interessa poco, i ’se, ma, ma però…’. Oggi però sono contenta di ricordare papà.”
Se un giorno vorrà venire in radio potrà rispondere anche ai suoi contestatori, rispondere alle domande…
“…ma non ci sono i contestatori, ho solo persone che mi adorano (ride ndr). Comunque verrò con piacere e verrò come tifosa. Non oggi però, che è una giornata speciale. Oggi voglio ricordare papà perchè so quanto ci teneva a regalare questo scudetto ai tifosi…mi manca…mi manca perchè quel giorno quasi si sentiva male per l’emozione, poi quel giro di campo…Oggi sono qua impropriamente. Sarebbe stato giusto ci fosse stato lui. Quando per radio mandi quel pezzo in cui diceva ‘Io sono uno come voi’ … è tutto lì! Lui, come me, si sentiva uno dei tifosi, uguale a tutti i tifosi. Papà più che il 17 agosto, quando se ne è andato, lo ricorderei il 17 giugno…ma in maniera gioiosa perchè a lui le cose tristi non piacevano”
Il suo 17 giugno?
“Noi siamo una famiglia. Anche due anni fa c’era Franco Sensi. Io mi sento un ex presidente anche se formalmente sto chiudendo alcune formalità. Il mio 17 giugno è quello di 10 anni fa. Se avessimo vinto 2 anni fa sarebbe stato di Franco Sensi perchè è lui che ha iniziato un qualche cosa di magico per questa società. L’ha presa in una condizione critica e l’ha fatta crescere. Io credo di aver continuato quello che voleva lui, nonostante quello che è stato detto, a volte in maniera anche impropria. Tutto è stato fatto per proseguire quello che lui voleva. Il mio 17 giugno è stato il 17 giugno del 2001. Mi auguro di poterlo rifesteggiare in qualche modo.”
Le emozioni degli abbracci con i giocatori al termine della sua ultima partita da presidente?
“E’ stata un’emozione grande. In questo momento si parla di tante cose brutte che appartengono, e non appartengono, al calcio, anche se adesso non voglio entrare nel merito. Quello che è successo quella sera è la parte bella del calcio. Nel calcio c’è tanta professionalità ma in quello spicchio di tempo si è vista la parte dei rapporti umani. Non c’erano i giocatori da una parte ed il presidente Rosella Sensi dall’altra, c’erano i rapporti umani costruiti nel tempo. E’ un ricordo che conserverò nel tempo come tanti altri momenti che non si sono visti pubblicamente…Per chiudere, non mi posso accostare a quello che ha fatto mio padre anche se l’ho fatto con un’intensità enorme, anche se non è stata capita…ma non mi interessa perchè l’ho fatto con quello che sentivo, facendo anche degli errori ma, chi non fa non sbaglia. Ho fatto tutto con grande amore ma, non accostatemi a papà che ha fatto una nuova Roma, una grande Roma, all’altezza delle grandi d’Europa…e quello che ha fatto Franco Sensi rimarrà nella storia della Roma. Poi lasciamo il futuro parlare per chi la renderà altrettanto grande, perchè bisogna permettere agli altri di lavorare, la storia si fa con i fatti e lo faranno gli altri e glielo auguro con tutto il cuore.”