Dal Corriere della Sera:
Il «grande spirito di collaborazione» c’è, i margini per trovare un’intesa anche. È la pazienza, però, che comincia a scarseggiare nei tifosi della Roma, impazienti di conoscere un futuro ancora nebuloso. Attesa spasmodica e toto-acquirente: la città giallorossa vive fibrillante l’ennesima vigilia di passione. «Che fine famo?». La risposta al più genuino dei quesiti, forse, arriverà domani sera. Anche ieri i legali di Compagnia Italpetroli e Unicredit sono tornati a confrontarsi per definire la struttura del compromesso che tarda ad arrivare. Dopo l’attacco portato dall’ex ministro delle Politiche Agricole e ora presidente del Veneto Luca Zaia, che ha accusato Unicredit «di prodigarsi nel salvataggio della Roma anziché aiutare il Nord-Est» , dalla capitale non si sono fatte attendere le reazioni: «La Roma merita rispetto – ha detto il delegato del sindaco allo sport del Comune Alessandro Cochi – Essa rappresenta più di un’entità calcistica quotata in Borsa: è un patrimonio sportivo e sociale che marcia di pari passo con la storia della capitale d’Italia, la quale, oltre a sopportare e supportare il peso di tale responsabilità politica e amministrativa, è troppo spesso vilipesa». Stizzita la replica di Federico Rocca, consigliere comunale e presidente del Roma club Campidoglio: «La Lega Nord si occupi della fantomatica nazionale padana e delle spese della Regione Veneto». Enzo Foschi, consigliere regionale del Pd, ha invece puntato il dito contro l’istituto di credito di Piazza Cordusio: «Non si può trattare la Roma come un bancomat: io sono tifoso giallorosso e correntista Unicredit, ma se ciò dovesse avvenire, non esiterei a chiudere il mio conto e ugualmente, ne sono certo, farebbero migliaia di altri clienti». Anche nel timore di queste ripercussioni, Unicredit non vuole trovarsi nello scomodo ruolo di gestore.