Da Il Romanista:
Forse mezza stella d’argento sta già lì, cucita sulle nostre maglie all’altezza del cuore. La cautela non è mai troppa, quando c’è di mezzo la nostra capricciosa Beneamata e, soprattutto, quando i geni che hanno devastato questa Coppa Italia ti impongono di giocare la seconda metà della sfida tra una vita. Ma bando alle scaramanzie, stavolta. Una mezza stella, diciamo pure così, ce l’hanno appuntata sul petto Vucinic e Mexes, chiudendo probabilmente il conto della semifinale di Coppa Italia con oltre due mesi di anticipo. Due a zero e via andare. Un gioiello di Vucinic, un destro a giro avvelenato a bruciare Handanovic sul suo palo, in cima all’arcobaleno di quasi cinquanta metri disegnato da De Rossi nel cielo dell’Olimpico; poi una martellata di Phil Mexes, sull’ennesima punizione perfetta scodellata dal mostruoso Pizarro. Neanche quaranta minuti e i giochi erano fatti, ieri sera come praticamente sempre negli ultimi tre mesi. Con l’Udinese era arrivata l’ultima sconfitta, a fine ottobre, con l’Udinese è partito il diciottesimo giro di questa meravigliosa giostra che pare non fermarsi più.
Diciotto risultati utili consecutivi, la settima vittoria di fila. A chi tocca tocca. La Roma non fa più sconti, a prescindere dagli avversari e persino dal suo stesso profilo: ieri, non a caso, a firmare il successo sono stati due giocatori assenti domenica contro il Siena. C’è poco da fare. Ha costruito un meccanismo di precisione, Claudio Ranieri. Con certezze ormai assolute: la difesa, fino a pochi mesi fa spensierata come un kinderheim, non lascia lo straccio di un varco agli incursori avversari; Pizarro e De Rossi, specie se supportati dal movimento a pendolo di Taddei e Perrotta (ma anche di Cassetti e Riise), oggi in Italia non hanno uguali in cabina di regia; Totti e Vucinic, là davanti, si trovano a occhi chiusi.