1- Derby
Alzi la mano chi non ricorda la goduria provocata dalle ultime due vittorie della Roma in casa dei “cugini” laziali. Due vittorie che valgono tantissimo in una città come la capitale d’Italia che vive 365 giorni all’anno di sfottò, stracittadina e passionalità calcistica. Due vittorie fondamentali per motivi opposti. La prima vittoria è datata 18 aprile 2010. I giallorossi sono in testa alla classifica con 68 punti (uno in più dell’Inter) dopo una rimonta che ha non riscontri nella storia calcistica moderna, mentre la terza squadra della capitale (la seconda è l’Atletico Roma…) lotta per non retrocedere. Bisogna vincere assolutamente il derby per continuare a sperare in un sogno chiamato scudetto. E’ la partita di Ranieri che alla fine del primo tempo toglie dal campo le due bandiere romaniste Totti e De Rossi e ribalta lo svantaggio iniziale. Fondamentale sull 1-0 per i biancocelesti la parata di Julio Sergio sul calcio di rigore di Floccari. Parata che riapre la partita e scatena Mirko Vucinic, autore di una doppietta , prima su rigore e e poi su calcio di punizione che spiazza Muslera. Mai visto un Vucinic così indemoniato dopo i gol, una maschera di tensione e felicità. Curva Sud in delirio e Totti che al fischio finale fa il gesto (ormai famoso) dei pollici alla rovescia a ribadire la superiorità romanista nella stracittadina.
Incredibilmente il 7 novebre 2010 la situazione è completamente ribaltata. La Lazio staziona nei piani alti delle classifica e la Roma no, un ossimoro. Il derby arriva nel momento migliore ( o peggiore) per rilanciare una prima parte di stagione decisamente negativa. A questo punto bisogna aprire una parentesi. Fa godere di più vincere esprimendo in campo una netta supremazia o vincere grazie a due calci di rigore? Che dire poi, se quello calciato da Borriello è uno di quei rigori che 9 volte su 10 il portiere neutralizza con facilità per quanto è stato tirato male… Poi ci ha pensato il solito Vucinic ormai uomo derby con i suoi 4 gol nelle stracittadine, ha confermare quello che è un dato di fatto storico inconfutabile. Nei derby non c’è partita, 60 vittorie romaniste contro le 45 dei laziali. E chissà quanti pollici in giù vedremo…
2- Borriello
Guardi giocare Borriello e pensi che stia qui a Roma da una vita. Pressa, tira, chiama i compagni come un veterano dei giallorossi e soprattutto segna. 11 gol in 22 presenze e la netta sensazione che possa aumentare il proprio bottino ad ogni azione. Poi ti ricordi che è arrivato dal Milan solamente il 31 agosto 2010 alla seconda di campionato e capisci quale razza di attaccante sia il bomber cresciuto a San Giovanni a Teduccio. Un bomber vero, che sa fare a “sportellate” con i difensori avversari ma che ha anche una buona tecnica di base. Uno che ha “fame”, fame di vittorie, di gol, di calore. Ha avuto un impatto devastante con la realtà romanista. Gol al derby, quello stupendo al Cluj in Champions League, il timbro nella magica serata contro il Bayern Monaco fino all’ultima rete contro il Milan, sono solo i gol che rimangono maggiormente impressi nella memoria di ogni tifoso. I paragoni con Batistuta si sprecano, ma sarebbe meglio posticiparli di qualche mese e vedere se anche questa Roma riuscirà vincere qualcosa di importante. Per ora godiamoci il bomber napoletano che ha già detto di non avere “mai visto tifosi così”. Amore reciproco a prima vista.
3- Chievo-Roma
Sembrerà strano mettere tra i top dell’anno romanista la partita di Verona contro il Chievo, ultima giornata dello scorso campionato. Eppure basterebbe essere stati al Bentegodi quel 16 maggio per rendersi conto di cosa significhi tifare per quei due colori, oro e porpora. 18-20mila romanisti che coltivavano un sogno, un barlume di speranza nonostante lo scudetto potesse perderlo solo uno squadrone come l’Inter dell’antipatico Mourinho, gremirono le tribune dell’impianto veronese. Cori, fumogeni, bandiere come non si vedevano da tempo e tanto, tantissimo amore per la Roma. Migliaia di persone che credevano nella rimonta più pazza del mondo spinsero la squadra verso l’ultima impresa di quel campionato. “Chi tifa Roma non perde mai” copyright della Curva Sud è lo striscione simbolo di quella giornata, perché il tifo della Roma senza restrizioni e tornelli vari è qualcosa che meriterebbe sempre di stare ai primi posti di una classifica di fine anno…
1- Roma-Sampdoria
Una partita che ahinoi è entrata di diritto nella galleria degli orrori della squadra giallorossa. Sembrava tutto bello e facile con rete di Totti e primo tempo complessivamente quasi perfetto, poi la doccia fredda con la doppietta di Pazzini che ha regalato l’ennesimo scudetto alla squadra di Moratti. Purtroppo sembra essere un leit motiv costante della storia romanista quello di perdersi sul più bello. Stavolta non ci voleva, doveva andare come tutti auspicavamo, ma probabilmente la rimonta era troppo bella per essere vera e soprattutto troppo logorante per la squadra a livello psico-fisico reggere per più di 20 venti partite in campionato senza sconfitte. Roma-Sampdoria non si è mai giocata (come Roma-Liverpool), è stato un altro scippo della sorte nella storia romanista. A quando la meritata rivincita?
2- Tessera del tifoso
L’obiezione è sicuramente la seguente: cosa c’entra con la Roma? C’entra eccome. Il tifo romanista storicamente è sempre stato diverso dagli altri per quel legame indissolubile e assoluto con la squadra. Un corpo unico che ha permesso tante volte alla squadra di sopperire alle carenze tecnico-tattiche. La circolare (non una disposizione di legge sia chiaro) inviata dal ministro Maroni alle Prefetture e alle Questure italiane con la quale suggeriva o imponeva a seconda dei punti di vista la Tessera del tifoso per l’anno 2010, ha creato la paradossale situazione di una Roma praticamente lasciata sola e senza tifosi in trasferta. Sarà una coincidenza, ma nelle gare fuori casa con limitazioni di vendita annesse per i tifosi la squadra di Ranieri ha ottenuto zero vittorie (il derby viene giocato comunque in casa…), tre miseri pareggi e ben quattro sconfitte. Mentre nell’unica trasferta libera (sembra di essere tornati molto indietro nel tempo…), la Roma ha vinto contro la capolista Milan. Ognuno faccia le proprie considerazioni, ma non può non notare il calo fortissimo degli spettatori all’Olimpico e l’atmosfera dismessa che si respira se confrontata con gli anni passati. Fatto sta che in casa con l’apporto della propria tifoseria si sono centrate la bellezza di sei vittorie e due pareggi. La forza della Roma sono e saranno sempre i propri tifosi e ciò che crea spaccature e difficolà a questa massa di innamorati crea un danno anche alla squadra stessa. Numeri alla mano…
3- Baptista-Adriano
Spiace considerare dei flop due giocatori che fino a pochi anni fa erano tra i più apprezzati dell’intero continente. Uno, Julio “la Bestia” Baptista incantava prima Siviglia e poi si ripeteva al suo primo anno romanista, l’altro, “l’Imperatore” Adriano sfondava le porte avversarie con la maglia dell’Inter. Nel 2010 il primo, oltre a rifiutare tutte le squadre che gli sono state proposte per andare a giocare da un’altra parte, ha inanellato una serie di prestazioni imbarazzanti che l’hanno inviso alla maggior parte delle tifoseria. Sarà anche un bravo professionista ma nel calcio servono le prestazioni e i gol… Il secondo viene da una situazione diversa ed è stato messo nei flop più che altro per le aspettative altissime e non confermate che si erano create al suo arrivo (vedi dichiarazioni in tal senso di De Rossi dopo Milan-Roma…). Adriano ora come ora ci mette tanto impegno, qualche buona giocata ma per il resto nisba. 6 presenze e zero gol, qualche chilo di troppo, un paio di infortuni e il brasiliano è stato eletto dagli ascoltatori di RadioDue come vincitore del Bidone d’oro 2010. Vittoria schiacciante. L’augurio per lui e per la squadra è che nel 2011 diventi un top player nella Roma.
Francesco Bianchini