Bologna, poi l’Inter all’Olimpico. La primavera della Roma inizia con un balzo di due gradi. Pronti via e il Milan s’avvicina a -3, i nerazzurri a -4. Sono i verdetti della 29a di campionato: la tripletta di Mirko Vucinic e un Jeremy Menez formato “Fenomeno” hanno fruttato ai giallorossi qualcosa in più dei tre punti. In un Olimpico immeritatamente mezzo vuoto, il gruppo di Claudio Ranieri si è compattato intorno a tre problemoni mica da ridere (De Rossi, Pizarro e Taddei squalificati) riuscendo a gestire nel modo migliore una partita utile al testaccino per zittire critici, scettici e superficiali.
SASSOLINI. Ha preso la scarpa, Ranieri, e dopo essersela tolta ha cominciato a sfilare un sasso per volta. Che il pareggio di Livorno fosse stato un sollievo per l’allenatore capitolino, finalmente sollevato dal peso di lottare per lo scudetto: qualcuno l’ha detto. E lui ha replicato, con un capolavoro di tattica, psicologia, carattere. E’ riuscito a controbattere in una sera, una risposta alla volta. Primo: una Roma capace di andare in vantaggio per 2-0 è una squadra che ha voglia di vincere. Secondo: una squadra abile a vanificare un momento di appannamento (nel quale l’Udinese s’era pure portata sul pari) con una pronta reazione, è una squadra che sa vincere. Terzo (buttato lì): “Lo dicessero a Milan e Inter, a questo punto, che giocano con la paura di perdere“, potrebbe aver pensato Ranieri nel tardo pomeriggio domenicale.
POSSIBILITA’. Ne mancano 9 al termine. 27 punti a disposizione con tanto di scontro diretto tra una settimana: Roma-Inter, sabato 27 marzo alle 18. Ma molto dipenderà da mercoledì, 30a di campionato. La Roma a Bologna affronta una prova che somiglia molto a quella di Livorno, coi felsinei e i labronici impegnati in un campionato speculare. Tra i capitolini rientrano quasi tutti. Francesco Totti (oggi allenamento col gruppo per 30′) è l’unico in dubbio ma è quello che ha la maggior voglia di convocazione. Per garantire quel contributo che, sommato a un Vucinic così, a Menez rigenerato, a Toni cecchino e faticatore a un tempo, potrebbe essere decisivo. Eppure, proprio allora, potrebbe avere inizio il nuovo tormentone.
TRIDENTE. L’emergenza ha aguzzato in tal senso l’ingegno di Ranieri. Ma quando l’idea viene da costrizione, la si chiama necessità. Toni, Vucinic e Menez: se non è stato tridente contro l’Udinese, poco ci è mancato. Si dirà che Menez stava più dietro, che Vucinic si è dannato a coprire parecchio campo, che Toni ha fatto un lavoro encomiabile fatto di parecchio sacrificio. Ebbè? Idem dicasi per l’Inter (tre punte più una mezza) che ha sbancato Chelsea. Intanto, il solletico delle tre punte è venuto anche al testaccino (che di alternative a Menez ne aveva). Intanto, quando giocano così, vai a buttarli fuori… e se rientra pure il Capitano, che si fa? Vedere il tridente in campo sarebbe una scommessa cui Ranieri non ha ancora dato prova: vuoi per impossibilità (leggasi infortuni), vuoi per una inevitabile ricerca dell’equilibrio tattico che una squadra come la Roma ha trovato in corso d’opera. Partita dopo partita. Però: ora che i meccanismi funzionano; che la difesa tiene; che il centrocampo galoppa, spezza e costruisce; che l’attacco suda e segna. Ora che i giallorossi sono tornati quelli che mettevano paura, capaci di un gioco spumeggiante, qualcosa potrebbe cambiare?
QUATTRO RONDINI. Luca Toni ha detto che non lo vuol più dire. Che, tutte le volte che gli viene da ricordare quanto abbia voglia di giocare con Totti al fianco succede qualcosa. All’uno o all’altro. Fatto sta che a Roma, Toni e Totti insieme, li si è visti solo a sprazzi e solo in allenamento. Col rientro del Capitano – nella forma che ne fa un giocatore unico – potrebbe anche accadere che il tridente diventi non più un’opzione, non più la necessità. Ma un assetto tattico da mettere i brividi a chiunque. E poi. Sai mai che dopo Mourinho, anche Ranieri si lasci cullare dal sogno nel Sogno. Il Tridente con l’aggiunta del trequartista. Toni, Vucinic, Totti e Menez: tutti assieme. Altro che Primavera, quattro rondini così porterebbero già l’estate. Appunto, il sogno (del tridente) nel Sogno (noi la parola non la diciamo, ma l’ha pronunciata tutta intera Burdisso…).