Dal Messaggero:
Noi abbiamo capito. Quasi tutto. Che Ranieri è andato via a testa alta, da romanista , e la cosa gli fa onore. Che, pur avendo responsabilità, non avrebbe potuto far fronte da solo, senza una società alle spalle. Ha fatto errori, ma nessun altro avrebbe potuto fare molto di più, come già aveva chiarito perfettamente Luciano Spalletti prima di lui. Che la squadra si è sbandata, per mille legittimi dubbi e interrogativi individuali e, pur senza giocare contro nessuno, come qualcuno ha voluto insinuare, messa sotto pressione e sottoposta a qualche rovescio veniva travolta troppo facilmente. Che alla guida della Roma non c’era nessuno che potesse prendersi vere responsabilità. E però, nelle 12 ore dopo Genova, abbiamo capito anche che l’ambiente della squadra e dello spogliatoio è ancora essenzialmente sano. E’ capace di reagire e di stringersi attorno ai punti di riferimenti piu’ importanti.
Li ho citati così come li ho visti con gli occhi e con il cuore sul campo di Bologna e c’è poco da spiegare. Un romanista capisce e sa cosa significano certi gesti ed è capace di dare il valore giusto. Gli altri, abbiamo visto, da Doni a Pizarro a Vucinic a Mexes e perfino agli “abusivi” (senza contratto) Perrotta e Cassetti sono disponibili a seguire. Almeno per vedere cosa succede con la nuova proprietà. Abbiamo capito anche che un uomo al timone ci voleva e la nomina di Montali è stata forse la svolta più importante. Ed abbiamo visto che il gioco che la Roma può fare a memoria è il 4-2-3-1. Una domanda paradossale: andrà bene anche per Borriello? Lui, come si è visto a Genova gioca meglio in due davanti, però è fortissimo e saprà adeguarsi. Totti, sul quale avevamo letto e sentito tonnellate di porcherie, è sembrato in grande forma e con la solita disponibilità da capitano e bandiera giallorossa. Adesso ci vuole orgoglio, determinazione e buona sorte.