Da La Stampa:
È l’anno della Roma che adesso ci crede, se l’esultanza del dopopartita significa qualcosa. L’ultima trappola visibile sul suo cammino verso lo scudetto è ormai alle spalle: ne rimangono di nascoste e infide ma la vittoria nel derby, anche per il modo in cui è stata ottenuta, con un misto di bravura, di coraggio e di fortuna, testimonia che la ruota quest’anno gira senza intoppi. Dopo 48 secondi della ripresa la Lazio poteva raddoppiare la rete iniziale di Rocchi e chiudere la partita con il rigore fischiato per l’atterramento di Kolarov. Floccari lo ha sbagliato come un principiante e la storia del campionato è cambiata forse definitivamete. Infatti nei 18 minuti successivi Vucinic segnava su rigore e raddoppiava su punizione (favorito dallo spostamento scellerato di Brocchi in barriera): due tiri da fermo, due gol e l’Inter era di nuovo alle spalle. Ma questi sono dettagli di cronaca. La vera risorsa della Roma è stata cambiare la pelle tra un tempo e l’altro, una mutazione di cui Ranieri è stato il coraggioso artefice. Ci vogliono due attributi grandi così per togliere dal derby più caldo degli ultimi anni Totti e De Rossi, forse più il primo che il secondo perché la gente giallorossa non vuole rassegnarsi all’idea che il tempo passa pure per l’ex Pupone e i ritmi di certe partite non sono quelli di uno spot pubblicitario. La presenza di Totti si notava soltanto nel dopopartita e ne avremmo fatto a meno: un suo gesto di scherno, con il pollice verso peggiorava la rissa innescata da uno sgambetto di Radu a Perrotta. Nella gazzarra rovente scivolavano tutti.