Roma per Sakineh, Iran: “Boicottaggio”

di Redazione Commenta


 Iran: Sakineh Mohammadi Shtiani, 43 anni, colpevole di adulterio è stata condannata a morte (lapidazione). Società civile e Istituzioni stanno facendo sentire la propria voce nel tentativo di cancellare la condanna: non da meno la società giallorossa che – attraverso i gladioli della Sensi e le rose di Totti – ha mandato chiari messaggi allo Stato. Iran in replica: boicottaggio. Da Il Romanista:

Mediatico, ma pur sempre un boicottaggio. È quello che metterà in atto l’agenzia di stampa di Stato iraniana, la Irna, nei confronti della Roma. La colpa della nostra società? Avere «interferito» negli affari dell’Iran aderendo alla campagna contro la lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna di 43 anni madre di due figli accusata di adulterio. E che per la Sharia, la legge  araba, merita solo una cosa. La morte. E nella maniera peggiore possibile. Per lapidazione. Il boicottaggio si tradurrà in un silenzio stampa sulla Roma, seguitissima a Teheran e dintorni, e in un articolo piantato lì, sul sito della Irna, che per un mese fungerà da monito per chi oserà ancora contestare le decisioni della giustizia iraniana.

Secondo l’agenzia, i vertici della Roma «hanno dato sostegno alla donna iraniana condannata dal sistema giudiziario, aprendo un nuovo capitolo di interferenza politica negli affari sportivi ispirato dagli Stati Uniti». Ma cosa ha suscitato la reazione degli organi governativi iraniani? Delle rose. Due dozzine, di un rosso acceso. Le ha fatte recapitare venerdì Totti in Campidoglio. Sono state deposte accanto ad altri due fasci di fiori inviati da Rosella Sensi, dei gladioli rosa, e dalla società, che ha donato lilium arancioni. Accusa ora l’agenzia iraniana: «Questo gesto arriva mentre le istituzioni sportive internazionali come la Fifa ed il Cio hanno sempre sottolineato l’indipendenza dello sport e minacciato boicottaggi nel caso in cui i governi interferissero negli affari sportivi». Secondo la Irna, «i funzionari dello sport italiano farebbero meglio, invece  di interferire nelle questioni politiche, a guardare alle violazioni dei diritti umani in alcune nazioni europee». La Roma, peraltro, non aveva fatto altro che raccogliere l’appello lanciato da AKI-Adnkronos International. Né più né meno come il premio Nobel Rita Levi Montalcini. Alla scienziata e senatrice a vita era piaciuto parecchio lo slogan “Fiori e non pietre!”, che AKI ha scelto per una mobilitazione internazionale che vede in prima fila, con oltre 100 mila firme, anche “Repubblica”. «Anche noi della grande famiglia giallorossa – avevano detto Rosella Sensi e Francesco Totti – invieremo i nostri fiori all’ambasciata iraniana perché Sakineh, simbolo e martire della dignità della donna orientale, non sia uccisa dalle pietre di una giustizia crudele». Il capitano era rimasto letteralmente sconcertato: «È inammissibile che ai tempi nostri accadano ancora queste cose».


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