Dal Messaggero:
Sembra una banalità, ma talvolta ci si dimentica di cosa muove il pallone, per non dire delle strumentalizzazioni che non mancano quasi mai in una vetrina ideale per gli esibizionisti. Gli occhi di Rosella Sensi, quando è uscita dalla riunione che, al di là dell’ennesimo rinvio, sanciva il suo prossimo addio alla Roma, esprimevano un sentimento fortissimo, un autentico tumulto emotivo. Il distacco dopo 17 anni è doloroso, certamente non voluto come doloroso e non voluto fu lo strappo cui fu costretta Flora Viola una ventina d’anni fa. Sovrapporre le immagini dei due presidenti che hanno vinto lo scudetto con la Roma, i soli a riuscirci nel dopoguerra, è una suggestione troppo forte anche se si tratta di vicende umane diverse. Dino Viola non aveva la forza economica necessaria per competere con Agnelli, ma seppe mettere in campo una tenacia e un’astuzia politica straordinarie. Grazie a lui quella che una volta si chiamava Rometta, quella che aveva fatto arrossire i tifosi con la colletta del Sistina, divenne stabilmente una grande del campionato. Franco Sensi, invece, era un uomo molto ricco con il desiderio di togliersi uno sfizio, vincere con la squadra di cui il padre era stato cofondatore.