Dal Romanista:
Se ti chiamano Thunderbolt, fulmine, un motivo ci sarà. E in quanto fulmine non puoi certo stare fermo. Non è nelle tue caratteristiche. John Arne Riise tiene fede al suo soprannome, sempre. Quando è in campo corre per 90 minuti, per 60 partite l’anno, sembra non sentire la stanchezza. E quando il campionato è fermo? Quando non c’è il calcio giocato, cosa fa la “freccia roscia”? Corre ancora, ma non a piedi, bensì in macchina o in go kart. Niente di pericoloso, per carità, solo un modo per passare una giornata tra amici. I giornali norvegesi non hanno perso l’occasione per seguire il giocatore giallorosso, che in patria è un idolo assoluto, sul circuito di Rusdkogen, il più antico e anche il più famoso di Norvegia. Mille e novecento metri di asfalto nella foresta con un rettilineo di più di mezzo chilometro e un continuo sali scendi che mettono alla prova le qualità alla guida degli aspiranti piloti. E magari si saranno stupiti i presenti all’autodromo quando, in mezzo ad un gruppo di ragazzi che si stava preparando a scendere in pista con tute e caschi, hanno riconosciuto John Arne Riise. O meglio tutta la famiglia, perché con lui c’era anche il fratello Bjorn Helge, quello che la Roma si è ritrovata davanti in Europa League.