Intervista integrale a Gian Paolo Montali apparsa sulle pagine de Il Corriere dello Sport:
Il nemico numero uno sarà lui. No, non stiamo parlando di Francesco Totti. Ma di Gian Paolo Montali. Per il Panathinaikos è qualcosa di più di un avversario. L’attuale coordinatore tecnico del club giallorosso nella sua lunga e ricca di successi carriera di allenatore di pallavolo, ha vissuto un capitolo importante proprio ad Atene, sponda però Olimpiakos, il grande nemico dei prossimi avversari europei dei giallorossi. Da quelle parti ha vinto uno scudetto e tre coppe. E li ha sempre battuti. Nessuno meglio di lui conosce l’ambiente greco, i nemici. Un ambiente che anche i sassi, come direbbe Ranieri, sanno essere piuttosto turbolenti.
Montali si può dire che l’ostacolo più duro che la Roma dovrà affrontare sarà quello ambientale?
“Prima di tutto noi abbiamo grande rispetto per il Panathinaikos. Poi è vero che lì troveremo una tifoseria caldissima, in curva di solito ci sono 10 mila tifosi a torso nudo che fanno il tifo per 90 minuti. Lo stadio sarà una bolgia ma la Roma ha tutto per non farsi spaventare”.
Come pensa che sarà accolto?
“Guardi, già oggi, subito dopo il sorteggio, dalla Grecia mi sono arrivata tante telefonate. Sono stato il loro avversario, ma mi hanno sempre rispettato. Del resto gli italiani in Grecia stanno più simpatici che in tanti altri paesi europei”.
Come erano i derby tra Olimpiakos e Panathinaikos?
“Caldissimi, sono due polisportive, si sfidano tutti gli anni in tanti sport. Mi ricordo una volta che stavamo vincendo due set a zero, nel palazzetto pienissimo spararono bengala e fumogeni, partita interrotta, chiesi all’arbitro di sospendere ma mi disse che non poteva altrimenti sarebbero scoppiatti incidenti. Aspettammo che il fumo si diradasse, poi vincemmo solo al tie-break. Un’altra volta fui scortato da poliziotti in assetto di guerra per arrivare alla mia panchina”.
In Grecia, dove ha allenato la nazionale, ci torna ancora?
“Sempre, ho grandi amici laggiù. Pensi che una volta per convincermi a tornare a lavorare lì, mi offrirono di regalarmi una piccola isola, l’isola di San Giovanni. Ho preferito la Roma. E ad Atene voglio confermare la mia tradizione: il Pana l’ho sempre battuto”.