Il bomber punta i rossoneri. Luca Toni lustra gli scarpini, contro il Milan vuole esserci. Lo ha fatto intendere a parole “Sto bene, ho recuperato dall’infortunio” e lo ha rimarcato nel corso dell’ultimo allenamento – quello pomeridiano – nel quale non ha riscontrato fastidio e ha svolto regolare seduta con i compagni. A questo punto, la palla passa a Claudio Ranieri cui servirà solo il coraggio – ma non è poca cosa, specie per una sfida tanto dlicata quale è quella contro la squadra di Leonardo – di affiancarlo a Mirko Vucinic.
SCELTE DI ISTINTO. Decidesse con l’impulso, il testaccino – in realtà – saprebbe già cosa fare. Toni dal 1′ per mettere l’ariete nelle condizioni di bombardare la porta rossonera. Toni dal 1′ per andare incontro al desiderio di un Olimpico che – udite udite – stavolta s’è davvero esaurito in ogni ordine di posto.
SCELTE DI RAGIONE. Il coraggio, si diceva. Non perchè Ranieri non ne abbia, anzi: è che stavolta la linea che separa coraggio e impudenza è ancora più sottile. Perchè c’è – se non un primo – un secondo posto da mettere in cantiere: contro la seconda in classifica, di fronte al pubblico delle grandi occasioni. Che prima di giocare ha fame di Toni. Certo. Ma che al triplice fischio pensa solo ai punti presi e a quelli lasciati per strada.
E ALLORA. Ranieri opterà per l’undici più in forma. Se Luca Toni dovesse giocare, non sarà un azzardo ma la logica conseguenza del fatto che l’attaccante si è ripreso per davvero. Totalmente. L’ex bavarese non calca il terreno di gioco da titolare dallo scorso 23 gennaio 2010, si giocava Juventus-Roma e la sua gara finì dopo 7 minuti dall’inizio. Rientrare contro un’altra big della serie A sarebbe significativo. Anche per il fatto che l’ultima volta che Toni segnò ai rossoneri, fu doppietta: era il 20 novembre del 2005 e si disputava il dodicesimo turno di massima serie. Toni militava nella Fiorentina e i rossoneri buscarono al Franchi 3 pere, due delle quali messe nel cestello proprio da Toni. Ne seguì, entrambe le volte, il più classico dei gesti della punta: “avete capito che ho fatto“, ripeteva in maniera implicita quella mano che oscillava in qua e in là vicino all’orecchio destro…