Stop di petto, accelerazione, doppia finta, pallone accarezzato, gol. In sette secondi, quelli che sabato hanno cambiato la storia di Roma-Udinese, Menez ha racchiuso tutto il suo fantastico potenziale. La Capitale si inchina, la Francia lo esalta e chiede al ct Blanc di richiamarlo in nazionale, il mondo si accorge di lui. In ritardo: Jeremy non è più il ragazzino dalla faccia triste sbarcato due anni fa in Italia. Adesso è un uomo. L’uomo della svolta, un punto fermo per la Roma, almeno quanto Totti, più di Vucinic e Borriello. Il turnover di Ranieri per gestire i delicati equilibri del parco attaccanti non lo riguarda più. Da quando la squadra ha finalmente trovato una fisionomia riconoscibile con il rombo a centrocampo, Menez è sempre partito titolare. Anche quando non stava bene. Con un uomo così veloce e tecnico a «galleggiare» tra le linee, la Roma ha ritrovato imprevedibilità negli ultimi metri. I risultati iniziano a dare ragione a Ranieri: cinque vittorie e due pareggi nelle ultime sette sfide di campionato, il quinto posto in classifica con le squadre davanti, Milan a parte, a portata di sorpasso. Tra i segreti della rinascita c’è senza dubbio l’ascesa di Menez.
Rinascita Roma: c’è lo zampino di Menez
di 22 Novembre 2010Commenta