Il diverso metro di giudizio dell’arbitro Bergonzi non può coprire le magagne di una squadra che fa sempre gli stessi errori. Anche nel derby di ieri si sono riviste le solite dinamiche tattiche.
E non è solo un discorso relativo alla difesa, perché anche in attacco si fa fatica a tirare in porta.
Andiamo con ordine. Nella fase d’impostazione perdere palla significa mandare un avversario a tu per tu con il portiere e questo per la Roma, ma per tutti le formazioni di calcio, non è una cosa ammissibile.
Negli ultimi trenta metri la situazione non migliora, nonostante le buone prove di Borini (nono gol in campionato) e di Totti, la formazione di Luis Enrique non riesce a scardinare le retroguardie avversarie. Passaggi lenti, sovrapposizioni inesistenti e una manovra sterile che diventano l’immagine di una squadra senz’anima e senza grinta, a differenza di quello che continua a sostenere la dirigenza e l’allenatore.
Allenatore che non è l’unico colpevole, ma l’evidenza sta mostrando partita dopo partita che parte delle due idee andrebbe riviste, perché le cose così non vanno. Tanto per essere chiari anche i dirigenti hanno le loro colpe, in primis il dg Franco Baldini che continua a proteggere Luis Enrique per proteggere la sua scelta di portarlo a Roma.
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