Da Il Tempo:
Da molto tempo la Capitale non viveva una stracittadina così ricca di implicazioni psicologiche, ma anche pratiche, soprattutto così segnata da contraddizioni singolari. Tra le due rivali, la classifica parla di un distacco di otto punti: non pochi, indubbiamente, ma neanche una voragine in relazione agli equilibri che il campionato propone, tantissime le squadre teoricamente in corsa per traguardi ambiziosi, anche se lo scudetto è un altro discorso, un coro povero di voci, se non ancora un recital individuale. La Roma ha vissuto momenti neri, dall’avvio tremebondo all’addio di Luciano Spalletti, che aveva regalato stagioni di sogno, anche sotto il profilo puramente estetico. Sulla panchina è arrivato un testaccino purosangue come Claudio Ranieri, che per il momento ha messo un bavaglio alla storica frenesia della piazza, magari con qualche eccesso dialettico che però trae origine dal recente passato torinese, quando nei suoi confronti era stata scatenata una sorta di guerra mediatica ricca di colpi bassi. Non gradisce molto, il tecnico, un ruolo di favorito che la carta è obbligata ad assegnargli, ben sapendo che in più di un’occasione le sfide cittadine hanno capovolto la scala di valori stagionale. Così ieri ha tenuto a sottolineare qualche aspetto statistico per suggerire ai suoi il massimo livello di attenzione, evitando la trappola di facili euforie per i buoni risultati comunque raggiunti durante la nuova gestione. La Lazio, ha ricordato, vanta la quarta miglior difesa del campionato, vero che ha vinto poco, anzi da agosto insegue invano una vittoria in campionato, ma le sconfitte sofferte sono le stesse della Roma, cinque in quattordici turni. Personalmente, ritengo quasi una barzelletta che la Lazio debba veramente preoccuparsi della salvezza, non potrà avere un seguito sensibile la fiera delle occasioni perdute, l’organico è di buon livello nonostante la rinuncia volontaria a due pezzi da novanta come Pandev e soprattutto Ledesma. La parola «rischio» vale per tutte e due le protagoniste, in relazione a obiettivi per il momento divergenti. La Roma insegue infatti la zona Champions, intruppata in un plotone fin troppo folto, l’obiettivo è fondamentale per restituire un soffio di respiro alle asfittiche casse societarie, per scacciare lo spettro di un futuro inquietante con ulteriori svilimenti della qualità dell’organico. Per i rivali, l’imperativo è quello di dare il più sollecito degli addii a una posizione non pertinente, di ritrovare una serenità che potrebbe riproporre più adeguati orizzonti. Parità, dunque, per quanto riguarda il fattore rischio, la soluzione dell’enigma serale sarà probabilmente affidata alla capacità di gestire l’aspetto nervoso del confronto, una situazione che raramente ha privilegiato la Roma negli appuntamenti passati. Anche per le scelte tattiche di Ballardini, ieri in silenzio, la Roma dovrà soffrire nella costruzione, De Rossi aggredito alto, difesa a tre ma centrocampo fittissimo e in grado di offrire l’apporto di inserimenti a Zarate, a quanto si dice unica punta vera. L’argentino punterà logicamente la fascia destra della difesa romanista, il punto debole, non sono sicuro che Motta dia più garanzie di un Burdisso pur fuori ruolo. Si annuncia anche la conferma di Menez a supporto di Totti e Vucinic, con Perrotta a tamponare proprio la banda della sofferenza. Nelle premesse, scarse le garanzie di spettacolo esaltante, la speranza è che la prevedibile battaglia abbia il conforto della lealtà assoluta. E che il popolo del tifo sappia adeguarsi.