Roma-Inter, è successa una cosa pazzesca

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 Una città intera ferma e immobile per 90′. nel corso di Roma-Inter, oltre ai 70 mila giallorossi dell’Olimpico, c’era l’altra città – quella che allo stadio non è riuscita a entrarci – capace di far tremare porte e finestre in occasione delle reti di Daniele De Rossi e Luca Toni. In un istante sono spuntati cortei che si affollavano sempre più, con il passare dei minuti. Da La Gazzetta dello Sport:

Non pianga, signore. «Mi spiace, non riesco a trattenermi». No, davvero, non faccia così. «Però, in fondo, non è la prima volta che si piange per la Roma». L’uomo che piange ha 72 anni, ed è conosciuto a Testaccio come Carlé, ma di nome fa Carlo Raciotti, di professione calzolaio. «Questa vittoria è meravigliosa, questi ragazzi sono meravigliosi, e…». Continui. «Questo campionato ci porterà lo scudetto». Non è il solo, qui, nel cuore romanista della città, che si sta emozionando fino alle lacrime. Anche se, all’inizio della partita, per scaramanzia, si erano chiusi dentro il nuovo Club Testaccio di via Ghiberti, con la serranda chiusa a metà, e non facevano avvicinare nessuno.

Al gol di De Rossi, due numeri civici a fianco, Francesca del botteghino del cinema Greenwich, sente un boato che fa tremare pure le sue pareti. «Pareva un terremoto». Poi, al pari di Milito, «la situazione un po’ si è tranquillizzata: ma la gente usciva dalle sale perché voleva sapere il risultato». Ma è il gol di Toni che fa partire una processione anomala, «da piazza Santa Maria Liberatrice iniziavano ad arrivare in gruppi di dieci, piano piano sono diventati centinaia. Chi non aveva una bandiera, aveva la sciarpa, o la maglia della Roma. Una cosa pazzesca». Eccoli, quindi. Siamo dentro la festa. «Questa Inter ce la magnamo», grida Alfonsì, 52 anni, mentre corre da via Bodoni verso il Club. «Ma li avete visti in campo? Eto’o è cotto, e il loro attacco è allo sbando. Hanno pure fatto gol in fuorigioco; dovevano dare rosso a Chivu, fallo da rigore su Brighi netto», polemizza Mirko Iemma, il barista. «Pizarro è il riferimento assoluto, ci porterà il tricolore», chiude Maurizio, più noto come bruciamotori («perché aggiusta scooter a basso prezzo»). La festa Continuano a cantare in strada, la partita è finita da un’ora. C’è quello che sventola un lenzuolo di 3 metri, quello in piedi su una macchina, quello che ha fatto in tempo a dipingersi la testa di giallorosso. «Abbiamo messo la freccia, il sorpasso è già avviato»: non ha quasi più la voce, Gaetano, 42 anni, che vende il pesce in piazza a Campo de Fiori («so quello delle triglie più grosse»). Continuiamo verso Trastevere, la gente in macchina non smette di suonare. Come Luigi Tintori, che di anni ne ha 37: «Toni e De Rossi, vogliamo due statue in città per loro, se arriva lo scudetto». Così come a piazza Venezia, dove in un gruppo di ragazzi spicca Robertino, il più basso: «È l’anno dello scudetto, abbiamo tutto per vincerlo, quello che c’è in giro stasera è solo la prova generale».


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