La Roma ieri ha battuto per due reti a zero il Lecce di Luigi De Canio, conquistando tre punti di enorme valenza che le permettono di salire in classifica a quota 12 punti, momentaneamente al sesto postoin coabitazione col Napoli, attendendo le partite di questa domenica.
Ranieri ha optato per un 4-4-2 mascherato, poiché il quarto centrocampista a sinistra era Mirko Vucinic; il montenegrino, infatti, non è un centrocampista tornante, che parte dalla metà campo, né un fluidificante che aiuta il terzino in difesa. E’ un calciatore devastante in campo aperto, dotato didribbling efficacissimi quando la squadra è lunga e attacca in contropiede, meno ficcanti quando riceve il pallone spalle alla porta e deve divincolarsi dallemarcature avversarie. Ieri ne abbiamo apprezzato le elevatissime qualità tecniche, suffragate anche da un’ottima realizzazione dal lato sinistro dell’area di rigore leccese; allo stesso tempo, il Principe di Niksic ha dato l’ennesima riprova della sua indolenza e della sua scarsa prolificità quando il gol è di semplice fattura.
Oltre la posizione di Vucinic, è stato interessante osservare i movimenti di Francesco Totti: il numero 10 ha funto da vero e proprio regista avanzato della squadra, anche a causa dell’assenza di Pizarro e della precaria condizione di Daniele De Rossi. Totti si è discretamente riciclato in un ruolo che non è più idoneo alla sua struttura fisica, messa a dura prova da due infortuni gravi e innumerevoli acciacchi.
La questione però balza ai nostri occhi in tutta la sua evidenza: Totti è davvero in grado di sostenere una stagione intera da rifinitore, alle spalle di due punte, una mobile come Vucinic, una centrale come Borriello?
Francesco, nell’era di Luciano Spalletti, ma in parte anche in quella di Fabio Capello, ha modificato nettamente il proprio ruolo in campo; da fantastico trequartista, da fantasiosa mezzapunta, rapida ed inarrestabile, è diventato uncentravanti di manovra, una prima punta atipica che protegge il pallone dagli attacchi dei difensori, serve con assist illuminanti i compagni, segna da tutte le posizioni, batte tutti i record giallorossi e non solo. Il ruolo che ricopriva con il primo Capello e in parte con Zeman, richiede una velocità atletica e di smarcamento che il capitano, comprensibilmente, non possiede più da qualche anno. Con l’arrivo di Borriello, la Roma ha trovato un autentico attaccante boa, che incorporacaratteristiche fisiche imponenti a doti tecniche non indifferenti, fame di gol e spirito di sacrificio. Vucinic e Menez, con tutte le loro pecche di incostanza e negligenza, sono gli unici scattisti che la Roma possiede in rosa e solo per questo motivo, almeno per questa stagione di transizione, sembrano indispensabili.
Sotto quest’ottica, dunque, si prospetta una staffetta, che speriamo non muti mai in antinomia, tra il capitano e Borriello per il ruolo di attaccante di riferimento;ciò non significherebbe una bocciatura per nessuno dei due, ma una correttapresa di coscienza di Ranieri del fatto che Borriello dovrà pur rifiatare per qualche partita, ma specialmente che Totti da solo non è più in grado di reggere la squadra per un altro anno, pur rimanendo il più forte calciatore della rosa attuale della Roma ed il più forte della storia di questa squadra.
Guido Zeviani Pallotta