Da Il Romanista:
Noi romanisti non supereremo mai questa fase. Febbre a 90, più tre di recupero. La temperatura sale, dalla mattina, da quelle ore che precedono la partita e che sembrano non passare mai. Ma raggiunge il picco nel secondo tempo di Roma-Atalanta, quando il fischio finale sembra lontanissimo e tutte le paure si materializzano. Fantasmi ovunque. Barbas e Pasculli sembrano Tiribocchi e Ferreira Pinto, Diamanti da Londra pare già sull’aereo per Roma, Daniele Conti potrebbe di nuovo dare un dispiacere a papà Bruno, sembra che sia qui, invece che a Torino a prendere gomitate da Camoranesi. E invece nulla. Nulla di tutto questo. Stavolta no. Stavolta all’Olimpico si ride. E se si piange è solo per felicità. La festa, guidata dai giocatori che si abbracciano a centrocampo e poi entrano tutti nella porta sotto la Sud, con Totti che incita il pubblico e il Pek che sventola la maglia dell’Atalanta come una bandiera, è appena all’inizio. Ma è misurata. Scaramanzia, ansia, piedi per terra: ognuno lo chiami come vuole.