Dal Romanista:
Ecco punto per punto il progetto statunitense per la rifondazione romanista per ciò che non concerne gli aspetti meramente tecnici della squadra:
BUSINESS PLAN – Nel loro dossier, gli americani auspicano per l’As Roma un futuro da media company. Una media company, tanto per citare un esempio che conoscono tutti, è Facebook. Che c’entra allora l’As Roma? Cominciamo col dire che questo della media company è solo uno dei punti, fondamentali certo, su cui si poggia un “business plan” ben più articolato. La comunicazione sarà il piatto forte. Gli americani sfrutteranno tutti i canali possibili per mostrare la bellezza di Roma, e dell’As Roma, nel mondo. Il loro (oddio, loro?) slogan è: «Tutte le strade portano all’As Roma». Sarà rivoluzionato il sito internet asroma.it, che doveva essere rinnovato già qualche anno fa. Gli americani vorrebbero arrivare a tradurlo in dieci lingue. Verrà abbattuto il muro virtuale che separa la squadra dai tifosi, perché i migliori ambasciatori dei colori giallorossi saranno loro. I calciatori. Per aumentare il fatturato relativo a marketing e merchandising, ci sarà poi bisogno di uno stadio di proprietà di circa 45 mila posti, con annesse aree commerciali. Potrebbe essere costruito con capitali privati legati uno specifico sponsor. I prodotti As Roma non saranno più venduti solo a Roma e dintorni. Chi lavora a stretto contatto con gli americani immagina dei Roma point ovunque. Anche nel cuore di New York.
SPONSOR TECNICO – L’obiettivo è Nike, l’alternativa è Adidas. Con percentuali bulgare: chi conosce le reali intenzioni della cordata americana, sostiene che lo sbaffo di Beaverton comparirà sulle maglie dell’As Roma al 99%. Ma perché DiBenedetto & Co. vorrebbero liberarsi di Kappa, l’attuale sponsor tecnico giallorosso? Beh, c’è più di un motivo. Il primo, il più importante, è che un prodotto Nike lo vendi senza problemi pure a Mogadiscio e uno Kappa no. E questo si scontra con l’obiettivo numero uno degli americani, quello di fare dell’As Roma una media company, una società che deve sapersi vendere nel mercato della comunicazione globale. (…)
IL SETTORE GIOVANILE – Il settore giovanile come serbatoio della prima squadra. Spesso si sente dire questa frase associata alle società di calcio, ma nel mondo si contano sulle dita di una mano i club in cui il vivaio diventa fonte di giocatori e reddito. In Europa sono quattro i casi dove questo avviene con regolarità: due in Spagna (Barcellona e Real, persino superfluo dirlo), uno in Olanda (Ajax) e un altro in Inghilterra (Manchester United). A due di questi casi si ispirano DiBenedetto e soci per la Roma: i Red Devils e le Merengues. L’idea degli americani, contenuta nelle oltre 50 pagine di documentazione, è quella di creare delle Academy in giro per il mondo fondate sul marchio Roma. (…)
TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE – Quanti? Due, massimo tre per la parte sportiva. DiBenedetto e soci sono convinti che il rilancio della Roma debba partire da alcune strategie di marketing ben precise. Dal punto di vista strettamente sportivo, spiega chi ha avuto modo di parlarci, pensano che la Roma parta già da una base valida. Perciò il loro obiettivo è quello di mettere persone di fiducia nei settori che poco hanno a che fare col lato prettamente calcistico. E quindi marketing, sviluppo del marchio e comunicazione. (…)