La Roma è in vendita

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 Il Romanista:

 Il più grande assist per l’As Roma, stavolta, non lo ha servito Francesco Totti. Ma la sconosciuta Rachel Sanderson. La giornalista economica dell’autorevolissimo Financial Times ha firmato ieri un articolo in prima pagina che riepilogava le tappe del processo di vendita della società. Per Rothschild, la banca londinese che fa da advisor per la cessione, non poteva esserci pubblicità migliore. Perché, in realtà, di fatto, il Financial Times non rivela nulla di particolarmente trascendentale. La Sanderson scrive da Milano, e non da Londra, sede centrale di Rothschild e fonte primaria per eventuali clamorosi sviluppi nel processo di vendita. Tanto che la giornalista si limita a ripercorrere tempi, modi e procedure già ampiamente descritti dalla stampa italiana.

Si legge comunque nella ricostruzione del Financial Times: «La As Roma ha ricevuto quasi una dozzina di manifestazioni di interesse da parte di investitori internazionali dagli Stati Uniti alla Cina (si dice China Investment Corporation, ndr), dalla Russia all’India». Il giornale spiega che «la vendita del club giunge nel mezzo di un rinnovato interesse degli investitori per i club di calcio europei». Il quotidiano britannico cita l’esempio del Liverpool. Sottolineando, però, che «a Liverpool i tifosi si oppongono ai proprietari americani del club», mentre a Roma «i sostenitori della squadra giallorossa, incluso il sindaco Alemanno, sono aperti a una proprietà straniera come strumento per rafforzare il club». Qui c’è una leggera imprecisione. Nonostante non abbia espressamente chiuso le porte a eventuali investitori stranieri, Alemanno si è sempre detto più favorevole all’ingresso di capitali italiani.

Secondo il quotidiano, sarebbero dodici le manifestazioni di interesse già pervenute. Mentre le offerte ufficiali «dovrebbero pervenire entro la metà di novembre e la vendita potrebbe essere chiusa entro la fine dell’anno a un prezzo fra i 170 e i 200 milioni di euro». L’ostacolo principale, per il quotidiano, non sarebbe solo la «posizione insolitamente bassa» della squadra in classifica, ma anche il fatto che il «club non possiede un proprio stadio». Fattori, questi, che non incoraggerebbero certamente eventuali tycoon, magnati, ricconi, chiamateli un po’ come vi pare.

L’articolo del Financial Times ha però incoraggiato il mercato: ieri, il titolo giallorosso ha guadagnato il 3,24% a Piazza Affari. Adesso vale 1,148 euro. Quanto alla perdita nei conti As Roma di 22 milioni, ufficializzata adesso anche dalla società di revisione Bdo nella relazione di certificazione del bilancio al 30 giugno 2010, cosa c’è di nuovo? Poco. I ricavi sono in flessione, colpa pure della vendita collettiva dei diritti tv, mentre i costi sono aumentati, anche a fronte di una campagna acquisti che ha fatto felici i tifosi (vedi alla voce Borriello).

Nulla che non si sapesse già, tuttavia. Questi dati erano già stati evidenziati dal progetto di bilancio approvato il 27 settembre dal Cda giallorosso. Secondo il socio di Bdo, Felice Duca, «gli amministratori prevedono che la società chiuderà il prossimo esercizio con una significativa perdita, rendendo necessarie eventuali operazioni di finanziamento in assenza di eventi di carattere straordinario ovvero di operazioni di trading dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori». In sintesi, nella previsione di Duca, o la perdita sarà coperta con una ricapitalizzazione oppure bisognerà cedere qualche elemento della rosa.

Eppure, come confermavano ieri fonti societarie, basterebbe guadagnare l’accesso ai quarti di Champions per migliorare notevolmente la situazione contabile. La questione, come sostiene anche il prestigioso Financial Times, non sarà comunque più affare della famiglia Sensi. Entro la fine dell’anno, se saranno rispettati i tempi previsti da Rothschild, l’As Roma avrà una nuova proprietà. 


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