Meglio, sempre e comunque, le spine del turnover. «Perché io preferisco averli tutti a disposizione». Claudio Ranieri, dovendo spiegare le scelte di Torino e anche quelle precedenti, si tiene ben stretti i suoi quattro attaccanti: l’abbondanza della Roma, alla fine, può fare la differenza, in un campionato così equilibrato e in una stagione in cui c’è anche la Champions. La verità sulla rotazione, però, emerge quando, in primo piano, s’inquadra l’espressione e di conseguenza l’umore di ognuna delle punte. A turno c’è chi, restando fuori in partenza o subendo la sostituzione di giornata, non incassa bene la decisione.
I musi lunghi ci sono e ci saranno in eterno, ma è su quelli che la Roma deve costruire le sue certezze. «Non bisogna creare dualismi. Io sto alternando i giocatori in attacco e stavolta toccava a Borriello star fuori. Il gruppo è sano, l’importante è continuare a remare dalla stessa parte», avverte il tecnico giallorosso. Il messaggio lo invia allo spogliatoio che, con 14 punti nelle ultime 6 gare, è stato capace di recuperare parte del terreno perduto nelle prime 6 partite del torneo, 5 punti e posizione in classifica in piena zona retrocessione.
Nel turn over che, prima o poi, coinvolge tutti il più scontento, nella circostanza, è Borriello. L’esclusione di Torino, dopo quella del 3 novembre a Basilea, coincide con quella di Prandelli per l’amichevole della Nazionale, mercoledì a Klagenfurt contro la Romania: per il cittì, nelle gerarchie azzurre, il romanista è terzo dietro a Gilardino e Pazzini. Il ritorno di Balotelli, poi, lo penalizza rispetto alla convocazione di ottobre, per le gare contro l’Irlanda del Nord e la Serbia: senza SuperMario, Prandelli chiamo tutt’e tre i centravanti. Ranieri ci scherza su, intervenedo alla Domenica Sportiva: «Meglio per lui. Se mi rimandassero anche De Rossi sarei contento, perché non si allena più. Gioca soltanto».
Borriello è l’attaccante giallorosso che, fin qui, ha segnato di più: 7 reti (5 in campionato e 2 in Champions). Proprio per questo era convinto di essere confermato anche contro la Juve, rifiutata a fine agosto, tra l’altro, proprio per venire alla Roma. Ma Ranieri ne ha fatto una questione di minuti giocati: Marco, nelle due gare precedenti a quella di Torino, ne aveva contati quasi il doppio di Totti e Vucinic, titolari sabato sera. Francesco e Mirko, il capitano 2 gol (1 in campionato e 1 in Champions) e il montenegrino 3 (tutti in campionato), hanno vissuto anche loro momenti di rabbia e delusione. A Totti non sono andati giù gli avvicendamenti contro il Bayern Monaco e l’Inter, a Vucinic quello contro il Parma.
«Io scelgo sempre per il bene della Roma» ripete Ranieri. «Di volta in volta, giudico il loro periodo, cioè come stanno, e le caratteristiche anche dell’avversario». Presentando, però, la gara di Torino, aveva detto: «Totti e Vucinic si conoscono meglio», tanto per rafforzare la sua decisione e per trovare una motivazione da girare a Borriello. Rivalutato a fine partita: «E’ l’unico degli attaccanti che ci dà profondità e ci riempie l’area: quando è entrato, non lo hanno servito bene. Gli altri erano stanchi». Due affermazioni, in poco più di ventiquattr’ore, per non spezzare il sottile filo d’equilibrio nei rapporti interni. «Le grandi squadre devono avere campioni e non alternative» è lo slogan dell’allenatore per far capire al gruppo che avere la possibilità di un turn over di prima scelta deve essere considerata una risorsa. «Per essere competitivi, quando si gioca ogni tre giorni. Siamo di nuovo in corsa, ma i giocatori devono capire che la squadra viene al primo posto. Non faccio programmazione in settimana: ho tre attaccanti che stanno bene e li alterno. E aspetto il quarto, Adriano: sta perdendo peso, è quasi pronto».
Un discorso a parte lo merita proprio il brasiliano. Ancora non è al top, ma Adriano smania per avere un po’ di spazio. Domani sarà a Trigoria il suo manager Gilmar Rinaldi. Che si augura di vedere in campo l’Imperatore, anche se non da titolare, sabato contro l’Udinese e martedì contro il Bayern Monaco. «Adriano sa che la sua realtà, in questo momento, è la Roma» spiega Rinaldi. «Non pensa a tornare in Brasile, insomma». Ora è così. Perché l’ipotesi di un addio anticipato può tornare d’attualità nella finestra di gennaio.
Fuori, invece, dal quiz delle punte è Menez: il francese, 12 volte titolare su 14 presenze stagionali, per la prima volta a Torino ha giocato tutta la gara (durante il volo di ritorno ha avuto disturbi intestinali). Da quando Ranieri sta schierando la Roma con il rombo è diventato un punto fermo. Unico insostituibile, a quanto pare, del reparto offensivo.