John Arne Riise indica la via ai compagni manifestando, gara dopo gara (lo ha fatto anche in Europa League contro il Panathinaikos) tutta la sua voglia di vincere e fare bene. Sulle pagine de Il Romanista, tutta la carica di cui il norvegese e capace viene auspicata anche per il resto della squadra. Testuale:
«Olè, olè, olè, olè, Riise, Riise». S’è sentito questo coro, giovedì sera, in quell’orrenda serata di coppa. S’è sentito, eccome, quel coro. Annunciava un pericolo, una botta, uno strappo: la punizione di John Arne Riise. Tutti sanno, ormai, che da quel sinistro al tritolo qualcosa di pericoloso esce sempre fuori. E il popolo lo invoca. Succedeva anche con Di Bartolomei, che però era destro, oltre che una bandiera vivente. Col Panathinaikos lui, il gialloroscio, è stato uno degli ultimi ad arrendersi. Non solo per il gol dell’illusorio vantaggio, anche per l’apporto costante dato nei novanta minuti, senza contare che la rete di De Rossi è stata propiziata da una sua conclusione dalla distanza. L’avete vista la sua faccia dopo il tocco di Danielino sottomisura? Non vedeva l’ora di rimettere la palla in mezzo al campo, per andarsi a prendere una qualificazione già compromessa. Avessero avuto tutti il suo atteggiamento, forse, staremmo qui a celebrare un’impresa. A Napoli, Ranieri conta anche su di lui. Riise è quello che ha firmato la prima vittoria della nuova gestione tecnica (a Siena, guarda caso su punizione). Anche da lui può arrivare la riscossa. C’mon, John.