L’eleganza del diesel. Mirko Vucinic è fatto così: false partenze, motore che fatica a carburare, sgassate improvvise, cilindri che sembrano incepparsi. Poi, quando la macchina pare destinata a fermarsi, entra il turbo: Mirko si risveglia e comincia la nuova stagione. Ecco allora l’altro Vucinic: quello che gioca con il frac, che segna gol a vagoni, che ti fa vincere i derby e che finisce nel mirino dei club europei. Arriva l’estate ed è un peccato: la macchina è lanciata, fermarla è un delitto. Passano le vacanze, si torna in campo e la storia ricomincia. Il vizietto È un remake, il Vucinic viso pallido di questi tempi. Come ai tempi di Lecce, in cui le vacanze duravano fino ad ottobre. Come nel 2006, quando sbarcò a Roma con un ginocchio che non stava bene. Come nel 2008, quando si svegliò all’improvviso a Bordeaux, nel giorno del suo compleanno, 1 ottobre. Come nell’autunno 2009, quando i tifosi lo fischiavano e Ranieri lo difendeva. Ma stavolta, è davvero come le altre volte? C’è qualcosa che sfugge all’umana comprensione, nell’ennesima falsa partenza di Mirko. A luglio, a Riscone di Brunico, era scattato benissimo ai blocchi: gol di classe – lo stile si vede anche contro i boscaioli -, i complimenti di Roberto Pruzzo, il bomber del secondo scudetto giallorosso, gli applausi dei tifosi. Da agosto, indietro tutta, con il sigillo del passaggio sciagurato in Supercoppa per rimettere in gioco l’Inter. A ruota, la rabbia dei compagni, la partita sbiadita col Cesena, tanto nervosismo. Malessere Che cosa ha Mirko? Ansie da un figlio – si chiamerà Alexander – in arrivo? Le sirene dei club europei? Quel filino di arroganza che prende tutti quando cominciano a dirti «ehi, ma lo sai che sei un fenomeno?» .
Ranieri aspetta il vero Vucinic
di 31 Agosto 2010Commenta