Intervistato da Il Giornale, Claudio Ranieri ha parlato del suo passato juventino, del presente e del futuro:
Allora caro Ranieri, superato il trauma seguito all’addio alla Juve? «Mai provato un trauma, mai mi sono sentito un vituperato a Torino. Credo che in tantissimi abbiano invece capito la lezione».
E cioè? «Che a Torino, con la Juve, non ho dato solo il massimo. Ho dato di più».
Che sensazione prova nello scoprirsi profeta in patria? «Il saggio che c’è dentro di me continua a ripetermi che devo lavorare sodo, che non posso fermarmi qui e che per conquistare i romani devo raggiungere un risultato. Non è facile, lo so. Nel frattempo mi godo qualche riconoscimento».
Tipo? «Qualche giorno fa, ero in largo Chigi, per un’intervista. Mi hanno fermato e quasi sequestrato alcuni funzionari di palazzo Chigi aderenti al club Roma e mi hanno portato dentro, in visita ad alcune sale, quella dove si riunisce il Consiglio dei ministri. Era vuota, naturalmente. E non ho incontrato Berlusconi, così anticipo la curiosità».
Dopo Napoli qualche stoccata è arrivata: le hanno contestato la sostituzione di Julio Baptista, il migliore in campo della Roma… «Questo tipo di critiche fa parte del gioco: le accetto, non sono permaloso».
A Leonardo è andata bene: sembrava seduto su un vulcano, e invece è riuscito a spegnerlo…
«Lui si è presentato con delle idee, ha avuto la fortuna di avere alle spalle una società che sa di calcio e che l’ha sostenuto nelle ore difficili, i risultati hanno fatto il resto. È secondo in campionato, deve fare una rimonta biblica contro il Manchester per passare il turno».
Torniamo alla Roma, Ranieri: quali sono il più e il meno della sua gestione? «Il più è il seguente: ho ridato fiducia e autostima a un ambiente depresso, circondato da insicurezze e complessi. Il meno è un altro: non abbiamo molti soldi a disposizione, dobbiamo perciò lavorare sodo, più dei nostri rivali e fare uno sforzo di intelligenza per colmare il divario economico».
Continuare a far bene senza Toni e Totti, non è un mezzo miracolo?
«Toni è recuperato, per fortuna. Per Francesco vedremo. Ma questo vuol dire che poi questa squadra è molto forte, rosa alla mano».
Una curiosità: ma Montali apprezzato alla Roma, cosa faceva nella Juve?
«Qui a Roma fa da tramite tra squadra e società, a Torino stava dentro un comitato…».
Alla Nazionale del dopo Lippi non pensa?«Non mi tiro indietro. L’ho detto e lo ripeto: sarei molto lusingato dalla possibilità di guidare la Nazionale, specie se è quella del mio Paese. Ma ora c’è la Roma in pole position».
Dopo le polemiche sui rigori di Napoli, lei è stato il primo a dare l’esempio, neanche una parola fuori posto. Ha deciso di fare il pompiere?
«No, ho deciso di continuare a fare Ranieri. Anche da calciatore ero così: mai proteste tanto per far vedere, per darla a bere a qualcuno. Mi ribellavo invece quando coglievo delle ingiustizie, una condotta della partita contraria a me e alla mia squadra. Ho sempre accettato gli errori perché mi sono reso conto che quello dell’arbitro è un mestiere complicato. Rizzoli ha diretto bene».
Le sta bene Tagliavento arbitro di Roma-Milan?
«Mi sta benissimo. Gli ho fatto i complimenti per la partita Inter-Samp. Ha diretto con carattere, passione e tatto».
Chi tra Roma e Milan toglierà il sonno all’Inter?
«Il Milan ci prova, la Roma invece va per la sua strada. L’unica squadra che può perdere lo scudetto è l’Inter, datemi retta».