Da La Stampa:
Son tutti figli di Mourinho. Eredi di uno stile, più che di un modulo: le conferenze stampa monologo, le espressioni a effetto che diventano titolo sui giornali, tormentone tra i tifosi e video cliccatissimi su youtube. E i trucchi della retorica: pause, sguardi, cambi di tono, persino i pugni sul tavolo. Ecco gli Special Due, Tre e seguenti, personaggi che interpretano un nuovo copione. Ieri è esploso Claudio Ranieri, che da Mou due anni fa dialetticamente le aveva prese. Si era sentito dire: «A 60 anni ha vinto solo una coppetta, la Supercoppa». Chi ricorda la provocazione iniziale del tecnico romano, allora sulla panchina della Juve? Quasi nessuno, però google è di aiuto: «Non ho bisogno di vincere – aveva sibilato Ranieri – per essere sicuro di quello che faccio». Una frase da perdente, assist per le peggiori repliche. L’oratoria di Ranieri nel frattempo ha fatto importanti passi avanti. La Roma è inguardabile, prende botte indifferentemente dal Cagliari e dal Bayern Monaco e rischia di cadere in depressione? Serve una scossa, ma soprattutto un bersaglio su cui dirottare le critiche.
È la regola numero 1 del Mourinhopensiero: parlate pure male, purché parliate di me e non dei miei giocatori. «Questa volta inizio io e concludo io» attacca Ranieri in conferenza stampa, e così cattura l’uditorio. Il discorso è intervallato di «abbiamo sbagliato», «è colpa mia», «me ne assumo la responsabilità», che smontano le accuse contro la squadra. E qua e là, le frasi a effetto. «Questa squadra ha le palle», sintetica e popolare. «Non voglio alibi, non ne ho bisogno», coraggiosa e retorica. «Non faccio l’elenco di chi ci sta buttando fango addosso, ma dopo ricordatevelo e noi ci ricorderemo di voi», minacciosa e altisonante. Anche se Mourinho resta inarrivabile (la «prostituzione intellettuale» in due parole esprime lo stesso concetto), il messaggio arriva al cuore del tifoso. Guai a chi critica Totti o, peggio, cerca di seminare zizzania tra il capitano e l’allenatore: «Ho un rapporto leale e sincero con tutti i giocatori, figuriamoci con il mio capitano; figuriamoci con chi è una vita che sta qua, che ha subito mille infortuni per la sua squadra».