Da Il Romanista:
Il Pek è insostituibile non per modo di dire. In questa stagione non ha giocato contro il Livorno, l’Udinese e la Sampdoria: è arrivato appena un punto. Negli occhi abbiamo ancora tutti quel tackle al 90esimo su Diego, perfetto per eleganza e tempismo. Un giocatore normale avrebbe preso quella palla appena recuperata e l’avrebbe girata al compagno più fresco accanto a lui. Lui no. Lui, David Pizarro, ha fatto 20 metri a testa alta, senza mai guardare l’oggetto che aveva tra i piedi (non ne aveva bisogno, è un prolungamento del suo corpo) per poi sparare dall’altra parta del campo un lancio sul quale c’era scritto “basta spingere”. Se a Torino è stato trionfo lo si deve a Riise, a Totti, a tutti i giallorossi che hanno fatto l’impresa. Ma in modo particolare a lui. Un giocatore perfetto, un ballerino con la grinta di un mastino, un piede di seta, un cervello calcisticamente superiore alla media. Fino alla scorsa stagione ancora si sentiva qualcuno che lo criticava. Ora nessuno si azzarda neppure più a pensarlo. La Roma con il Pek è una cosa, senza è del tutto diversa. L’esempio lampante lo si è avuto a Cagliari dove, dopo aver segnato il suo unico gol stagionale, è uscito dal campo, anche perché ancora stordito dal petardo che gli era esploso a pochi passi al termine dell’intervallo.
Senza di lui il patatrac con quei due gol folli subiti dalla Roma nel recupero. Solo una casualità? Forse. Ma un secondo indizio lo porta l’unica altra partita non vinta dalla Roma dall’8 novembre scorso, quella di Marassi con la Sampdoria. In quella occasione portammo via un pareggio con un po’ di rimpianti e la sensazione che alla squadra di Ranieri fosse mancata la capacità di tenere il pallone e di dare il ritmo alla partita. E anche lì mancava Pizarro. Un’altra casualità?
Ancora due indizi: il Pek in questa stagione, in campionato, è mancato solo altre due volte, contro il Livorno e contro l’Udinese. Risultato, due sconfitte. Insomma, senza lui la Roma non vince. Secondo Agatha Christie, tre indizi fanno una prova. Qui ne abbiamo quattro per decretare, qualora che ne fosse ancora bisogno, che il cileno è un giocatore assolutamente fondamentale.
E i numeri sono lì a confermarlo: 18 presenze in campionato, 1686 minuti giocati, 1 rete, una media voto di 6,42 e, soprattutto, 925 passaggi riusciti. Una cifra che lo pone in seconda posizione assoluta dietro a Pirlo.