Da La Gazzetta dello Sport:
Oggi riceverà auguri bipartisan per i suoi 40 anni. Perché Angelo Peruzzi è fra quei personaggi amati a Roma, a prescindere dalla fede calcistica. E non solo perché è cresciuto nella Roma e ha chiuso la carriera con la Lazio, ma perché con il suo comportamento esemplare si è guadagnato la stima di tutti. Semplice nella sua vita bucolica a Blera, nella campagna viterbese, l’ex portiere non ha rimpianti per il calcio giocato: «Perché ora posso seguire più da vicino la crescita dei miei figli. Capisco dal loro sorriso che la mia maggiore presenza dà loro più tranquillità». E sua moglie è contenta? «Ogni tanto rimane perplessa. Perché magari d’estate, alle nove di sera, vado a potare un melograno. Sono fatto così». Riavvolgiamo il nastro. Tante parate: la più importante?
«Nella finale di Coppa Intercontinentale contro il River Plate, nel ’96. Servì a vincere quel trofeo a Tokio». La più brutta. «Con la Lazio. Contro l’Empoli una volta mi feci gol da solo. Volevo scomparire». I più forti con cui ha giocato? «Roberto Baggio, Zidane, Del Piero. E poi ci metto due fortissimi sul piano della personalità: Deschamps e Vialli, leader veri». E Totti? «Grande, un amico. Ma non ho avuto la fortuna di giocarci. Francesco continua a far cose straordinarie per la Roma». Potrà farle anche in azzurro? «Ogni cosa a suo tempo e su certi discorsi Lippi e Totti sono stati chiari. Evitiamo pressioni, nel rispetto di tutti». Da osservatore ha seguito parecchio la Roma. «Sì. E devo dire che sta facendo cose incredibili. Contro il Palermo mi ha impressionato per l’atteggiamento da grande squadra. Dopo un’ora pensavi che forse i siciliani non avrebbero demeritato, ma il risultato era già 3-0. De Rossi davanti alla difesa assicura equilibri eccellenti. Penso che da ” vecchio” potrà arretrare alla Beckenbauer». E poi Perrotta tornato ai livelli di Berlino. «Vero e c’è anche Brighi che sta facendo benissimo». La Lazio si salva con Reja? «Se il buongiorno si vede dal mattino… Con il nuovo tecnico la reazione è stata importante. E poi ora c’è un Ledesma in più, anche se ancora non ho capito perché non giocasse». Il patron più simpatico? «L’Avvocato Agnelli era un personaggio unico. Ma ho avuto buoni rapporti con tutti. Tranne l’ultimo (Lotito, mai nominato, ndr)».