Dal Romanista:
L’ultima volta che abbiamo visto in campo Simone Perrotta era il 20 febbraio. Sono passati appena dieci giorni eppure sembra una vita. Perché nel frattempo la Roma è cambiata, rivoluzionata, e lui ha messo la firma sull’atteso rinnovo del contratto: un accordo della durata di un anno alle stesse cifre attuali (3,1milioni lordi più premi individuali). L’ufficialità dell’accordo sarà data a brave, così come quella del rinnovo di Marco Cassetti, anche per lui un anno in più alle stesse cifre di oggi (1,8 milioni lordi più premi). Quando Perrotta è uscito dal campo accompagnato a braccia per il dolore alla caviglia in panchina c’era ancora Claudio Ranieri e non sembrava nemmeno che le situazione dovesse precipitare. Perché si era al settimo minuto della partita con il Genoa e i giallorossi erano già in vantaggio grazie alla rete di Mexes. Sembrava un segno di reazione alla sconfitta col Napoli e a quella con lo Shakhtar. E invece no, è stata l’ultima goccia. Ranieri si è fatto da parte ed è arrivato Montella, che ha subito rispolverato il 4- 2-3-1, il modulo grazie al quale la Roma era tornata ad essere grande. Un modo di giocare nato dalla necessità e che qui nella Capitale si è sempre fondato su due uomini: Francesco Totti davanti e Simone Perrotta alle sue spalle. In quella posizione Supersimo ha convinto tutti, si è preso pure un mondiale. E da quella posizione ripartirà domani. Lunedì Simone è tornato a lavorare in gruppo, segno che la fisioterapia e il tempo gli hanno permesso di recuperare dalla contusione/distorsione alla caviglia rimediata a Genova. E, a dire il vero, a guardarlo uscire dagli spogliatoi di Marassi con le stampelle non si sperava di rivederlo così presto in campo. E invece gli esami clinici effettuati hanno fatto tirare un sospiro di sollievo: niente fratture, niente lesioni ai legamenti. Ecco perché Montella potrà contare su di lui a Lecce. E c’è da giurare che lo farà. Perché l’aeroplanino nelle prime due uscite da allenatore della Roma non ha avuto dubbi sull’assetto da dare alla sua squadra. Senza Simone, centrale nella linea dei trequartisti ci hanno giocato prima Simplicio e poi Brighi. Ma non è la stessa cosa. Non perché non siano bravi, ma perché Perrotta è il migliore in assoluto a fare quei movimenti, a gettarsi nello spazio, a permettere alla punta di trovare varchi, di togliersi di torno la marcatura. Un discorso che vale con qualsiasi punta, ma con Francesco Totti vale un po’ di più, perché i due si intendono meraviglia. Ma a Lecce il capitano non ci sarà e Perrotta dovrà cominciare comunque a rodare il motore in vista di Donetsk, per la sfida che può rimettere in piedi una stagione quasi da buttare. A patto di giocare la partita perfetta, senza il minimo errore, senza fermarsi al gol del vantaggio pensando di aver fatto chissà cosa, come fatto all’andata. A proposito, di chi era il gol dell’1-0? Di Simone Perrotta. Bene, si riparte da lì.