Da Il Corriere dello Sport:
Vincenzo Montella, ex Aeroplanino, una vita per il gol, oggi allenatore dei Giovanissimi.
Come si vive l’altra parte del calcio?
«Questa esperienza mi sta dando molte soddisfazioni, mi appassiona stare con i ragazzi. Sono molto più convinto rispetto a quando scelsi questa strada. Con un po’ di presunzione, penso di esserci portato. E’ un lavoro impegnativo, che comporta rinunce e sacrifici se lo fai con serietà».
La sua squadra è prima in classifica, ha vinto quattro tornei. E’ partito con il piede giusto.
«Qualcuno lo abbiamo anche perso. L’ultimo però ci ha dato una grande gioia. Abbiamo battuto la Lazio in finale per 4-0».
Come è cambiata la sua vita?
«Già negli ultimi anni da giocatore mi sono preparato per il postcarriera. Non mi è mancato il calcio giocato, stare con i ragazzi mi aiuta. Un po’ di malinconia l’ho avuta nel vedere Roma-Inter, l’Olimpico pieno, quell’atmosfera magica…».
Lei spesso era protagonista contro l’Inter.
«Avevo una buona serie positiva. Vivere partite decisive come quella è un’emozione che ti porti dietro».
Ha mai avuto il rimpianto di aver smesso troppo presto?
«No, forse le cose potevano andare diversamente. Ho pensato che il momento giusto fosse quando non sono gli altri a dirti di smettere. Ho voluto chiudere quando ero all’apice, ho avuto la lucidità di capire che era giunta l’ora».
Allena ragazzini di 14 anni. Con quali obiettivi?
«La formazione dei giovani è più importante del risultato. Statistiche alla mano, sono pochissimi quelli che dopo aver raggiunto la Primavera diventano calciatori professionisti. E’ importante che i giovani e le famiglie capiscano che è solo un’opportunità, non devono avere aspettative troppo ampie e non devono trascurare l’istruzione, per diventare magari validi professionisti in altri settori. E’ quasi più importante prepararsi agli insuccessi che ai successi».
Allenatore, un corso da manager al Coni. Qual è la strada del suo futuro?
«Sono iscritto al corso di allenatore di seconda categoria e frequento la scuola di management sportivo del Coni in collaborazione con la Luiss. E’ un corso impegnativo. Non posso dire di essere tornato sui libri, della società e dell’allenatore. Anche l’attuale proprietà sarebbe felice se arrivasse un Paperon de’ Paperoni. Ma nonostante le difficoltà ha dimostrato competenza nelle scelte».
Ranieri ha detto che non ci sono analogie con la Roma che vinse lo scudetto nel 2001.
«Sono d’accordo. Quella Roma era come l’Inter di oggi, molto più forte degli altri. Lo dico mio malgrado e anche per mia colpa, ha vinto poco e ha avuto poco risalto a livello internazionale rispetto ai valori che aveva. Sono due momenti diversi. Quella squadra era stata costruita con grandi investimenti. Se non avesse vinto sarebbe stato un fallimento. Questa in ogni caso ha fatto una stagione miracolosa».
Anche questa, come quella del 2001, punta sul tridente per vincere lo scudetto. Ci sono analogie tra gli attaccanti di oggi e quelli di ieri?
«Batistuta poteva somigliare a Toni, anche se giocava molto più in profondità. Totti è il solito Totti, anche se sono passati dieci anni. Io non sono Vucinic, siamo molto diversi. Mirko è un attaccante completo, sa fare tutto, ma talvolta non ha dimostrato continuità. A Bari, Totti l’ho rivisto agire da trequartista, in qualche modo è tornato a giocare nella posizione più congeniale e come dice lui fa prendere le botte a qualcun altro».
Come finirà questo capionato?
«E’ facile sbagliare previsione. La Roma deve fare la corsa su se stessa, senza pensare all’Inter. Loro potrebbero perdere punti a Firenze ma se la Roma si basa su questo sbaglia».
Ranieri, per pragmatismo e cura dei dettagli, somiglia a Capello?
«Credo che sia un vantaggio. Ha grande esperienza, non si fa condizionare dall’odore e dal clamore della città. Lo assapora e basta».
Il giocatore decisivo nella volata scudetto.
«Mi auguro Totti perchè ha avuto modo di riposarsi e può dare più degli altri».
Montella, il suo senso di appartenenza dice Roma?
«Non l’ho mai ostentato ma lo sento. Sono orgoglioso dell’affetto che mi hanno dato i tifosi. Sarei felice se la spuntasse la Roma».