Francesco Totti, dagli Stati Uniti dove è in vacanza con la famiglia al completo, non dimentica di rivolgere alla Nazionale italiana (in Sud Africa da qualche ora) il migliore degli in bocca al lupo. Lo fa attraverso il cellulare: niente carta e penna, nessuna chiamata. A dire tutto, un SMS. Da Il Messaggero:
Un sms dagli States. «In bocca al lupo, Italia». La firma è quella di Francesco Totti, in vacanza oltre oceano con tutta la famiglia. «Sono certo che la Nazionale saprà dimostrare tutto il suo valore, potendo contare su giocatori che hanno classe e cuore, e soprattutto perché è guidata da un grande allenatore come Marcello Lippi», il pensiero del capitano della Roma. Totti non potrà difendere il titolo di campione del mondo conquistato quattro anni fa a Berlino, ma continua ad essere un tifoso dell’Italia. Se Lippi lo avesse portato in Sudafrica, Francesco ci sarebbe andato volentieri ma la mancata convocazione non lo ha fatto cadere in depressione.
Così, sarà soltanto Daniele De Rossi a rappresentare i colori della Roma nella lista dei 23 del commissario tecnico. Un po’ poco, no? Ma non è la prima volta che accade una cosa del genere, visto che, nella storia del mondiale, l’Italia si è presentata alla fase finale con un solo giocatore della Roma per altre cinque volte. Il record di convocati, invece, risale ai mondiali del 2002 in Corea-Giappone (Italia eliminata agli ottavi da Byron Moreno) con cinque romanisti: Panucci, Totti, Montella, Delvecchio e Tommasi. Il primo pezzo unico fu Paolo Barison, ala sinistra della Roma per due anni con 62 presenze e 3 gol, che fece parte della spedizione italiana in Inghilterra nel Mondiale del 1966. Un’esperienza negativa, visto che gli azzurri uscirono dal torneo nel girone di qualificazione dopo la storica sconfitta contro la Corea del Nord. Nel 1978, in Argentina, l’Italia chiuse al quarto posto dopo la finale di consolazione persa contro il Brasile: in quella rosa di romanista c’era solo il portiere Paolo Conti, tenaglione, 7 anni nella capitale e 175 presenze prima di esser spedito in panchina da Franco Tancredi. Quattro anni dopo, in Spagna, l’Italia di Enzo Bearzot vince il titolo mondiale, dopo un avvio incerto e una crescita strepitosa culminata con la finale dell’11 luglio vinta a Madrid contro la Germania Ovest sotto gli occhi di Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica. Un solo giocatore della Roma con la maglia azzurra, ma uno dei più grandi protagonisti della rassegna iridata: Bruno Conti, Marazico, assist a volontà, giocate da paura e anche un gol al Camerun. Otto anni dopo, nelle notti magiche italiane, c’è ancora un solo romanista nella rappresentativa azzurra: si tratta di Giuseppe Giannini, il Principe, che contribuisce a portare la nazionale di Azeglio Vicini al terzo posto. Un dato curioso: Giannini è riuscito a segnare un gol nel suo stadio, l’Olimpico, contro gli Usa, regalando agli azzurri la vittoria nel girone di qualificazione. Il titolo di campione del mondo, nel 1990, va alla Germania Ovest di Voeller e Berthold, di casa a Trigoria.
In Francia, 1998, Gigi Di Biagio è l’unico romanista del gruppo azzurro. Ma i ricordi per il centrocampista di Testaccio non sono beli, visto che fu suo l’errore decisivo su rigore nei quarti di finale contro i padroni di casa, che poi vinceranno la coppa. Detto questo, va aggiunto che in quattro occasioni mondiali (nel 1950, nel 1970, nel 1974 e nel 1994) non è stato convocato alcun giocatore della Roma. Due i romanisti nel ‘34 (Ferraris e Guaita), due nel ‘54 (Pandolfini e Galli) e due nel ‘62 (Losi e Menichelli). Quattro anni fa, in Germania, erano in tre: Totti, Perrotta e De Rossi. DDR è ancora lì, e la cosa gli fa onore.