Moggi: “Col calcio ho chiuso. Scudetto? Inter, Roma seconda”

di Redazione 1


 L’intervista rilasciata da Luciano Moggi a Panorama: l’annuncioo di non volere più entrare nel mondo del calcio e, tra le altre cose, le previsioni sullo scudetto del prossimo anno. “Vince l’Inter, seconda la Roma“. Testuale:

Tifa ancora Juve?
Chi lavora nel calcio non tifa. Sono alla Juve dagli anni Sessanta, non nego di esserci legato. È la Juventus di adesso che non è molto legata a me.
La Juventus di adesso è quella di Andrea Agnelli.
Andrea capisce molto di calcio, ci ha seguito fin da ragazzino, sa come ci si comporta negli spogliatoi. Lo volevano tutti. Una volta dicevano: “Arriverà Andrea Agnelli e accanto a lui ci sarà Moggi”. Solo che lui oggi è presidente e Moggi sta al mare.
Farà una buona squadra?
Bisogna vedere, molto dipende da chi lo consiglia.
C’è ancora Giraudo tra i consiglieri?
No. I suoi collaboratori sono Giuseppe Marotta e Luigi Del Neri.
Le piacciono?
Sono due bravi professionisti, c’è da augurarsi che non soffrano le vertigini a passare dalla Sampdoria alla Juventus.
Quali sono le qualità di un buon direttore?


In una squadra competitiva come la Juve bisogna ipotizzare almeno il secondo posto. Arrivare quarti o quinti in altre squadre è come vincere. La Sampdoria non è la Juventus, su questo non c’è dubbio. Per ora la Juve non è da alta classifica.
Calciomercato: che ne pensa?
I giocatori sembrano non essere mai disponibili: quelli bravi, chi li ha li tiene o fa finta di tenerli.
E quindi?
Sbaglia chi dice che non ci sono giocatori per fare le squadre competitive. I giocatori ci sono ma bisogna scovarli. Quando ho preso Emerson dalla Roma, mi sono messo d’accordo con lui. La Roma non voleva darlo via ma è stata costretta a cederlo.
Mi dica due giocatori da tenere d’occhio.
Antonio Cassano e Mario Balotelli. Ma bisogna saperli gestire. Con me sarebbero stati benissimo. Cassano poco tempo fa ha detto che il suo più grande errore è stato non andare alla Juventus: ha ragione, con noi sarebbe diventato un vero campione.
Cosa non rifarebbe più?
Rifarei tutto, ho messo insieme la squadra più forte del mondo. Alla finale dei Mondiali 2006, a Berlino, c’erano tutti i giocatori scelti da me, da Fabio Cannavaro ad Alessandro Del Piero, passando per David Trezeguet e Zinedine Zidane.
Allora dove ha sbagliato?
Ho fatto squadre troppo forti e scatenato l’invidia. Se avessi perso qualche partita in più non sarebbe cambiato niente. La squadra che avevo avrebbe continuato a far perdere tutte le altre, anche l’Inter che aveva speso tanto. L’Inter, la banda degli onesti… la loro più grande operazione nel calcio è stata quella di quattro anni fa contro la Juventus (Calciopoli, ndr).
È ancora una spina nel fianco.
La vicenda giudiziaria che mi riguarda è una buffonata da bar. Fondata sui “si diceva”. Nessuno ha visto niente.
Da cosa dipende la crisi del calcio italiano?
Dalla malagestione dei vertici del calcio. Quando la Juve vinceva tutto, dava 9 giocatori all’Italia e gli altri erano tutti capitani delle proprie nazionali. Ora il posto della Juventus l’ha preso l’Inter che gioca con 11 stranieri. Ecco la crisi della Nazionale.
Soluzioni?
Dovremmo fare come in Inghilterra. Ogni squadra acquista chi vuole ma poi deve far giocare al massimo sei stranieri a partita.
È fattibile?
Vada a toccare l’Inter, poi ne riparliamo.
Le piace la Nazionale di Cesare Prandelli?
Ha fatto scelte per accontentare il pubblico e dimostrare di avere cambiato rotta. Cassano e Balotelli danno classe, ma la sostanza è che mancano il centrocampo e la difesa. Marcello Lippi non è il vero colpevole della sconfitta, è uno dei colpevoli. Se scegli Buffon, Cannavaro, Gattuso e Pirlo non hai colpe, sono i meno peggio nella rosa che abbiamo. Peccato si siano infortunati.
Che consigli ha dato a Lippi prima del Mondiale?
Lippi è un amico, gli avevo detto che non doveva accettare l’incarico. L’assassino non deve tornare mai sul luogo del delitto. Ha preso il meno peggio a disposizione e il meno peggio non era all’altezza neanche nelle piccole squadre.
Manuele Blasi, Fabrizio Miccoli, Nicola Amoruso sono i calciatori che l’hanno accusata di mobbing. Li sente ancora?
Miccoli mi ha ringraziato perché gli ho fatto guadagnare dei soldi. Alla fine è andato al Benfica.
Ma è vero che faceva mobbing?
Miccoli è arrivato con i tatuaggi del Che Guevara, Nicola Legrottaglie vestiva stravagante, al primo incontro Mauro Camoranesi si presentò con mezza giornata di ritardo. Dopo quella volta arrivò puntualissimo. Il rispetto delle regole per me è fondamentale. Il dialogo era bilaterale, la Juve non è mai stata una caserma, i giocatori si divertivano lavorando.
Che rapporti ha mantenuto con i presidenti delle squadre?
Buoni.
Con Adriano Galliani?
Buoni.
Con Enrico Preziosi?
Ottimi.
Con Diego Della Valle?
Buoni.
Con Giuseppe Gazzoni Frascara?
Lui litiga con tutti. Dovrebbe stare zitto.
E con la Federazione in che rapporti è?
Buoni, sicuramente li denuncio.
La sua idea del buono è relativa.
Dopo quattro anni sono venute fuori le intercettazioni dell’Inter. Com’è che prima non c’erano? Qualcuno me lo deve spiegare.
E che si dice?
Ce n’è una in cui Giacinto Facchetti chiede di non fare la griglia (arbitrale, ndr) e di designare Pierluigi Collina e basta. Io della griglia non ho mai parlato. Sono curioso di vedere come finisce.
Chi l’ha più delusa?
Mi aspettavo il sostegno dalla Juventus che non è arrivato. Quello è stato il momento più brutto, in quel momento ho capito che era finita.
Sente mai gli Elkann?
Lapo spesso. Jaky non l’ho più sentito né l’ho più cercato. Ma non è stata colpa sua, dietro di lui c’erano Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens. Se non fossero mancati il dottor Agnelli (Umberto, ndr) e l’avvocato (Gianni, ndr) non sarebbe scoppiata la guerra in seno alla famiglia. Le intercettazioni non sarebbero state fatte. Anche se alla fine risulta che di richieste ne faceva più l’Inter di noi.
Italo Allodi, il suo maestro, cosa le avrebbe detto?
Che sono stato un bravo allievo.
Tornerebbe a lavorare per una squadra?
Le offerte non mancano ma io sto come un papa. Faccio l’opinionista, vengo al mare, non ho problemi domenicali se la squadra vince o perde. Ho anche vinto il titolo europeo di Burraco a Copenaghen l’anno scorso.
Quindi alla fine ci ha guadagnato.
Ma ci ho anche perso. Economicamente un sacco di soldi, che prima o poi mi restituiranno.
Cosa è mancato alla Roma quest’anno per vincere lo scudetto?
La determinazione. L’ultimo campionato lo ha perso nella partita in casa con la Sampdoria. Si chiama paura di vincere.
Chi la dà quella determinazione?
Una grande società.
Quest’anno chi vince?
L’Inter. Seconda arriva la Roma.
E la Juve?
Per i prossimi tre anni dico agli amici juventini di mettersi il cuore in pace. Poi si vedrà.


Commenti (1)

  1. “piaccia o non piaccia”, l’aborto giuridico di farsopoli 2006, è stato solo la scusante dei perdenti, ma la verità piano, piano sta venendo fuori, “piaccia o non piaccia”…….

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