All’andata era finita così
STADIO EMIRATES DI HIGHBURY – LONDRA
ARSENAL-ROMA 1-0 (primo tempo 1-0)
MARCATORI: Van Persie su rig. al 37’ p.t.
ARSENAL (4-2-3-1): Almunia; Sagna, Toure, Gallas, Clichy; Diaby (dal 18’ s.t. Song), Denilson; Eboue (dal 37’ s.t. Ramsey), Nasri, Bendtner (dal 22’ s.t. Vela); Van Persie. (Fabianski, Djourou, Gibbs, Merida). All.: Wenger.
ROMA(4-3-2-1): Doni; Motta, Mexes, Loria (dal 26’ s.t. Diamoutene), Riise; Taddei, De Rossi, Brighi (dal 12’ s.t. Pizarro); Perrotta, Baptista (dal 37’ s.t. Vucinic), Totti. (Artur, Tonetto, Filipe, Montella). All.: Spalletti.
ARBITRO: Bo Larsen (Dan)
NOTE: spettatori 60.003. Ammoniti Mexes, De Rossi e Nasri per gioco scorretto, Brighi e Toure per c.n.r.. Recuperi: 2’ p.t., 4’ s.t.
Ripartiamo da qui. Uniti nel segno distintivo di due colori che si portano nel cuore e addosso quasi fosse una seconda pelle. Il giallo e il rosso. In città, per ogni via dei quartieri romani, si è in fibrillazione da qualche giorno.
Nelle gare da dentro o fuori, su una cosa si può essere unanimemente concordi: chi non ha mai mancato l’appuntamento è il popolo giallorosso, che a suon di cori e incitamenti costanti, a furia di perder la voce e spendere lacrime – spesso amare, qualche volte di gioia – può vantarsi di rappresentare al meglio quel fatidico 12esimo uomo e quel valore aggiunto di cui spesso si parla.
Ripartiamo dalla rete di Van Persie che nella gara di andata ha garantito ai Gunners vittoria e archiviazione di metà dell’opera; ripartiamo dal giallo che costerà a De Rossi un posto da spettatore in tribuna all’Olimpico; ripartiamo da capitan Totti, che proprio all’Higbury ha giocato la sua ultima partita delle recenti settimane.
Ripartiamo da qui per voltare pagina, ovviamente.
Nonostante le defezioni delle ultime 48 ore – malasorte vuole che occorra registrare anche il forfait di un punto fermo del reparto difensivo quale Mexes per febbre alta; nonostante il Pupone sia a mezzo servizio – ma quel cuore più giallorossso di quello dei compagni di squadra gli permetterà di lottare con una passione e un ardore che gli sono propri e gli consentono di ergersi a Gladiatore.
Con Totti in campo, ne giova lo spirito della squadra: dettaglio non da poco. E poi, si sa, le gare secche hanno una storia a se stante: come nelle stracittadine, non si vince solo perchè si è al completo o perchè si è più forti. Si porta a casa il risultato anche perchè si ha più fame, perchè si ha poco da perdere. E, arrivatoi a questo punto, senza Pizarro, De Rossi, Aquilani, Mexes, Panucci e Cicinho; con gli acciaccati Doni, Baptista, Vucinic e Juan non sono certo i giallorossi ad avere qualcosa da perdere.
I tifosi capirebbero tutto, anche la sconfitta: solo, nessuno si permetta di tirare indietro la gamba, nessuno si permetta di correre un po’ meno, nessuno si permetta di camminare in campo perchè questo – solo questo – i tifosi non solo non lo capirebbero ma lo vivrebbero nel peggiore dei modi. E non solo per il fatto che in gioco c’è il passaggio ai quarti di finale, ma perchè la finale di Champions 2009 si disputa a Roma. Il preludio è dei migliori: bandiere giallorosse ad ogni angolo, affisse su ogni balcone, sventolanti e belle, colorate. Di giallo e di rosso. Che, per una notte ancora, sono i vessilli dell’intera città.