Totti, il Milan si allontana. Doni ha deciso: vuole giocare. Anche Vucinic risponde presente

di Redazione Commenta


 Un miraggio. San Siro, per Francesco Totti. Il Capitano ha abituato staff sanitario e tifosi ai miracoli, è vero. E in settantadue ore proprio un miracolo dovrebbe avvenire perchè il numero dieci possa prendere parte alla sfida con il Milan. Da Trigoria, a differenza dei giorni scorsi, trapelano sensazioni tutt’altro che positive. Totti ha corso per una ventina di minuti, nel pomeriggio, assieme al preparatore Vito Scala. Non ha forzato, però. Avverte ancora un po’ di dolore, anche se da un punto di vista clinico il ginocchio non soffre di problemi particolari. Scommettere sul suo recupero, in questo momento, è più che azzardato.
REBUS DAVANTI – L’attacco giallorosso anti-Milan, con tutta probabilità, non sarà quello titolare. Ma Vucinic ci sarà. Il montenegrino già ieri aveva lanciato ottimi segnali in questo senso. Oggi l’allenamento con i propri compagni di squadra, dove Mirko ha è risultato scalpitante. Da chi sarà affiancato? Rebus. Baptista sembra recuperato, ma non ha i novanta minuti nelle gambe e domenica potrebbe rappresentare, al più, una variabile a gara in corso. Ranieri a questo punto ha due possibilità: rilanciare Menez dal primo minuto o optare per un centrocampo a cinque. Il tecnico non ha escluso questa soluzione dopo l’amichevole con Anziolavinio. Il discorso fatto su Baptista vale per Juan: il centrale è guarito, ma l’allenatore potrebbe usare cautela e non rischiarlo.
DONI – Rebus in attacco. Rebus in porta. A sciogliere quello che riguarda l’estremo difensore ci sta provando Doni stesso. Il portiere si sente pronto ed avrebbe già preso una decisione: vuole difendere i compagni dagli attacchi dei rossoneri. Nel test di ieri, il brasiliano non ha demeritato: un paio di prese sicure, un buon intervento su Menez e, a gioco fermo, su Brighi. Poi la punizione (tagliata e precisa) di Guberti. “Mi sono sentito perso”, aveva affermato Doni dopo la partita con la Primavera della scorsa settimana. Oggi, evidentemente, non si sente più così.


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