Se ieri si parlava di miraggio, oggi sarebbe più opportuno sperare in un miracolo. Francesco Totti a San Siro, più no che sì. Lampante quanto accaduto nell’allenamento mattutino: il Capitano, al fianco di Vito Scala, ha fatto il suo ingresso sul campo alle 11.
Venti minuti scarsi di corsetta, per saggiare la condizione e capire in che maniera avrebbe risposto la gamba. Venti minuti lunghissimi per ciascuno dei venti tifosi accorsi ad assistere: una sgroppata e una preghiera, una sgroppata e un’altra preghiera. Fino allo scoccare del tempo, quando il numero dieci giallorosso è rientrato negli spogliatoi.
Lo staff medico è tutt’altro che ottimista: vederlo nell’undici titolare che al Meazza affronterà il Milan è utopico. Non impossibile ma francamente improbabile. Alla vigilia dell’intervista rilasciata al mensile Rivista Giallorossa (a cui va un in bocca al lupo per la nuova avventura editoriale), che esordisce buttando in prima le parole di Totti, all’antivigilia della gara contro Ronaldinho e compagni, il Pupone potrebbe ammainare la Bandiera, l’unica spendibile alla Scala del calcio.Visto che Paolo Maldini non c’è più.
VUCINIC. Per la serie “il peggio non arriva mai solitario”, l’altra tegola di giornata è legata allo stato di slute di Mirko Vucinic. Anche il montenegrino, infatti, ancora in fase di rodaggio a causa di un ginocchio che va e non va, ha dovuto interrompere l’allenamento. Ha sentito male proprio lì, interruzione forzata: precauzione? Necessità? Presto per dirlo ma non è mai sbagliato abbottonarsi col freddo gelido di questi tempi: un ventaglio di opzioni da sfogliare tutte. Si passa in rassegna ogni possibilità: da quella che vede schierati titolari sia Totti che Vucinic a quella che li esclude entrambi. E quelli che per i due attaccanti sono impedimenti fisici, per i tifosi si trasformerebbero in autentici mal di testa.
SCENARI. Claudio Ranieri lo sa meglio di chiunque: a questo punto, vale la pena cautelarsi. E, neanche a farlo apposta, tornano utili le parole che il tecnico testaccino, in un discorso più generale e non certo rispondenete ad un caso specifico, aveva pronunciato dopo l’amichevole Anziolavinio-Roma:
“Un uomo in più a centrocampo? Non escludo nulla, andiamo ad affrontare una squadra che ha un notevole potenziale, non lo sta esprimendo al massimo ma prima o poi lo farà. Menez trquartista? Non è il momento di giocare con un fantasista più due punte”. Ecco quindi svelarsi in maniera nnitida le opzioni più verosimili: o un centrocampo più fitto, con cinque uomini (De Rossi, Brighi, Pizarro, Perrotta, Taddei) alle spalle dell’unica punta, Mirko Vucinic nel coperto 4-5-1 oppure l’azzardo di Jeremy Menez a sostegno del montenegrino in un 4-4-2 capace di divenrtare, all’occorrenza, un 4-4-1-1, col francese a fare la spola tra reparto offensivo e reparto di mediana.
DONI. Neppure il nodo portiere si è sciolto ufficialmente, con Alexander Doni che torna per davvero a giocarsi qualche chance di rientrare nell’undici titolare. Pare possibile che Ranieri lasci decidere al brasiliano: laddove se la sentisse, lo farebbe schierare tra i pali giallorossi.